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Pil, Italia non è più Cenerentola

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Roma, 13 dic. -(AdnKronos) - Confindustria conferma la ripresa economica in atto in Italia e sottolinea come il Paese non sia più la Cenerentola della crescita. Se il Pil 2017 conferma la crescita dell'1,5%, quello del 2018 chiuderà invece l'anno con un +0,2% rispetto al +1,3% previsto lo scorso settembre toccando dunque un +1,5%. Lieve flessione invece per il 2019 anno in cui l'aumento del Pil dovrebbe attestarsi intorno all'1,2%. A stimare i dati il rapporto del Csc presentato oggi che disegna uno scenario in cui l'espansione globale appare “robusta” e “solida” nonostante un'andatura non eccessivamente veloce che però “non lascia intravedere rischi di deragliamento”, neppure quello legati ad una guerra in Corea o in Medio Oriente che, come dice il capo economista Luca Paolazzi, “nessuno sembra volere”. TRENO IN CORSA - Un treno in corsa, dunque, "a cui l'Italia appare decisamente agganciata". Ed è sull'occupazione che la ripresa già in corso ha dispiegato e dispiegherà i suoi effetti. CENERENTOLA - Non più la Cenerentola della ripresa ma un capitolo dai segni positivi: ai 900mila posti di lavoro creati tra il 2014 e il 2017 si sommeranno i 370mila occupati in più rispetto ai livelli pre-crisi del 2008 che, secondo Confindustria, saranno traguardati a fine 2019. LAVORO - L'occupazione proseguirà la sua crescita anche nei prossimi anni: le persone occupate infatti cresceranno dell'1% il prossimo anno e di un altro 0,9% nel 2019. "Questo non significa che il peggio sia alle spalle" spiega ancora il Csc: a 7,7 milioni di persone, infatti, manca ancora lavoro, in tutto o in parte. GIOVANI - Per non parlare dei giovani , di quelli laureati che in 25mila hanno già lasciato il Paese. E anche le prossime elezioni “si presentano come un test molto rilevante”, valutano ancora gli economisti di Viale dell'Astronomia, che hanno già annunciato la convocazione a febbraio prossimo delle ‘assise generali' per presentare alla politica la propria piattaforma e che guarda alle urne come ad un bivio. "Siamo di fronte ad una biforcazione: o si va avanti con le riforme o non si fa nulla e si rischia di tornare indietro".

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