Abolire la legge Fornero è un giochetto da due miliardi
Da tempo continuano a fioccare allarmi anche esagerati sulle conseguenze che avrebbe per i conti pubblici italiani l' abrogazione o anche solo la modifica delle norme sulle pensioni che Elsa Fornero elaborò - per altro con molti errori tecnici - per il decreto salva Italia di Mario Monti nel 2011. L' ultimo allarme è arrivato qualche giorno fa da Tony Barber, Europe editor del Financial Times, preoccupatissimo del governo in preparazione di Luigi Di Maio e Matteo Salvini. «Chi dei due sceglierà il ministro dell' Economia?», si è chiesto grave Barber, aggiungendo: «La cosa più preoccupante riguarda la proposta di cancellare la riforma delle pensioni, la legge Fornero. Sarebbe un gravissimo errore, e produrrebbe di certo una reazione dei mercati, che invece per ora sono ancora calmi». Leggi anche: Fornero, ultimo schiaffo agli italiani. "Tanto ci pensa Mattarella a..." Per la tecnocrazia europea e per molte cancellerie lo spauracchio è quindi Salvini (considerano Di Maio più manovrabile e meno pericoloso) e fra gli argomenti agitati c' è appunto la dichiarata intenzione di abrogare la Fornero. Secondo altri editorialisti ed economisti italiani quella legge avrebbe un beneficio oggi sui conti pubblici italiani di 20 miliardi di euro l' anno, che quindi andrebbero sostituiti con altre misure. Ma la cifra non è esatta. Sul 2018 la Fornero secondo la relazione tecnica che fu presentata nel 2011 avrebbe consentito un risparmio rispetto alla legislazione allora vigente di poco più di 13 miliardi di euro secondo i primi 20 commi della riforma allora presentati. A questi si aggiungevano i risparmi che provenivano dalla mancata indicizzazione di alcuni assegni pensionistici con la famosa decisione che provocò le lacrime della Fornero e fu giudicata incostituzionale dalla corte suprema italiana. Anche se il provvedimento era temporaneo, i benefici economici si sarebbero protratti negli anni perché le successive indicizzazioni si sarebbero dovute applicare su cifre più basse del previsto (grazie a quello stop temporaneo). Solo contributivo - Lasciando da parte questo capitolo, erano quasi irrilevanti i risparmi previsti per una delle misure più strombazzate sotto il profilo della equità: l' estensione del sistema contributivo pro rata a tutti a partire dal primo gennaio 2012. Al netto della componente fiscale quella misura consente nel 2018 un risparmio di appena 200 milioni di euro. Altre misure che incidevano sui costi pensionistici erano quelle dell' innalzamento delle aliquote contributive su tutta la platea dei lavoratori. Queste ormai sono consolidate, non immediatamente percepibili per le tasche dei lavoratori, e probabilmente non interessa né a Salvini né a chi vuole modificare la Fornero intervenire su questo punto. Per approfondire leggi anche: Elsa Fornero, schiaffo a Lega e M5s Aumenta l'età - Il cuore della riforma resta quindi quello dell' innalzamento dei requisiti contributivi e anagrafici per accedere a pensionamenti anticipati o alla pensione di vecchiaia, che in sé conteneva anche un allineamento dell' età pensionabile fra uomini e donne parifcando settore pubblico e privato. L' allineamento è ormai avvenuto e in tutti i casi nel 2018 si è arrivati all' età anagrafica (salvo modifiche successive come quelle introdotte con l' Ape volontaria) di 66 anni e 7 mesi. Questa dovrebbe crescere ulteriormente con innalzamenti previsti nel 2019, nel 2021, nel 2023 e così via, fino ad arrivare oltre ai 70 anni - o 46 anni di vita contributiva- dopo il 2050 (in cui l' età prevista sarebbe ancora di 69 anni e 9 mesi). Calcoli sbagliati - Pensare di bloccare questo meccanismo che è il cuore della Fornero costerebbe nel 2018 2 miliardi e 100 milioni di euro, cioè circa dieci volte meno di quel che profetizzano le cassandre internazionali e anche nostrane. Non avrebbe senso fare tornare indietro l' orologio della storia, quindi retrocedendo ante Fornero le condizioni anagrafiche e contributive di accesso alla pensione, perché si produrrebbero evidenti ingiustizie e impar condicio. Quindi quel che è avvenuto finora resterebbe risparmio costante per 11,2 miliardi di euro l' anno, e bloccare ad ora l' età massima pensionabile richiederebbe sulla legge di bilancio triennale una copertura annuale di poco superiore ai 2 miliardi di euro, e qualcosa in più ogni volta che la Fornero avesse previsto un innalzamento dei requisiti anagrafici o contributivi per l' accesso alla pensione. Cifre sicuramente non drammatiche, e facilmente copribili con altri tagli di spesa (una buona parte potrebbe arrivare addirittura dalla revisione dei vitalizi in essere per ex parlamentari ed ex consiglieri regionali). di Franco Bechis