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"Effetto spread su prestiti e risparmi"

Abi

AdnKronos
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Ravenna, 19 nov. (AdnKronos) - L'effettospread ha impatti sulla crescita italiana. L'aumento del differenziale, ha spiegato il vicedirettore generale dell'Abi, Gianfranco Torriero, nel corso del seminario organizzato dall'associazione sul settore bancario, "porta a un aumento del costo di raccolta che, necessariamente, incide sul costo dei finanziamenti, che cresce. Chiaramente questo porta a una riduzione dell'ammontare dei finanziamenti, per cui ci saranno minor valore del risparmio delle famiglie e minori investimenti". Tutte variabili che incidono, quindi, sulla crescita dell'economia italiana. SCUDO ANTI-SPREAD - "Se ci devono essere regole uguali nell'Unione Bancaria, allora l'oggetto è: l'Italia si allontana o ci avviciniamo a un'armonizzazione?" è quanto si domanda Antonio Patuelli, presidente dell'Abi, riferendosi all'emendamento alla legge di bilancio che ha avuto il via libera in Commissione Finanze alla Camera e che prevede lo 'scudo anti-spread' anche per le banche non quotate. "Io - prosegue il presidente Patuelli - aspetto l'approvazione della norma almeno in uno dei due rami del Parlamento, ma mi domando se il testo riprenderà la normativa di altri Paesi della Ue oppure no". "USCIRE DALL'EURO SAREBBE UNA PAZZIA" - Per Patuelli, l'ipotesi di un'uscita dall'Europa e dall'euro "sarebbe assolutamente una pazzia, una devastazione economica. Non se ne parla più - precisa - e ora si ragioni prospetticamente per usufruire dei vantaggi della moneta unica". Secondo il presidente dell'Abi, le elezioni europee in programma a maggio "dovrebbero essere intese come un momento ricostituente per la Ue" e non "essere una ripetizione" di quanto visto fino a oggi. "Noi come italiani - aggiunge - abbiamo un grandissimo interesse a una fase ricostituente, perché siamo poveri infrastrutturalmente, viviamo di export e turismo e le barriere su merci e sulla libera circolazione scoraggiano il nostro sviluppo. Inoltre, siamo mitridatizzati da un debito pubblico immane con il quale dobbiamo convivere e che è stato mitigato dall'euro". Oggi, ricorda, "il dibattito sulla Ue è logico e inevitabile perché l'Unione europea è stata fatta frettolosamente. E' stato inglobato tutto senza sapere chi siamo e quando è calato l'entusiasmo sono venute al pettine le differenze sia culturali che metodologiche. Ma la soluzione a queste contraddizioni non è il disfacimento - ribadisce - ma una fase costituente della Ue".

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