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Ignazio Visco e lo spread: quando c'era Mario Monti andava tutto bene, oggi invece...

Davide Locano
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Corre l' anno 2011, è autunno, lo spread è sopra quota 500, le Borse vanno a picco e l' Italia, sostengono tutti gli esperti nazionali e internazionali, è sull' orlo del baratro. Dalle parti di Bankitalia, però, niente panico: «Le condizioni finanziarie delle famiglie rimangono nel complesso equilibrate: grazie al ridotto indebitamento e all' elevata quota di attività finanziarie a basso rischio». Un anno dopo, autunno 2012, la situazione è ancora assai traballante, la cura Monti deprime il Paese e lo spread schizza di nuovo a livelli siderali. Solo l' intervento di Mario Draghi (il famoso whatever it takes) evita il peggio. Ma a Via Nazionale non hanno ancora perso l' ottimismo: «La situazione finanziaria delle famiglie è nel complesso solida. La cospicua ricchezza complessiva è composta per la maggior parte da attività a basso rischio». Per impaurire Ignazio Visco ci voleva, evidentemente, il governo sovranista. Con Matteo Salvini e Luigi Di Maio al potere lo spread a 300 punti è diventato un intollerabile fattore di rischio, il debito accumulato dai governi Renzi e Gentiloni un bomba ad orologeria pronta ad esplodere, l' altalena di Piazza affari una giostra mortale per i risparmi degli italiani, soprattutto quelli meno abbienti. Leggi anche: Mario Monti, il vergognoso insulto agli italiani E' con il Rapporto sulla stabilità finanziaria diffuso ieri, infatti, che Bankitalia ha scoperto il problema dello spread: per la prima volta viene dedicato all' impatto del differenziale tra bund e Btp un intero focus dal titolo "Le implicazioni per l' economia italiana dell' aumento dei rendimenti sui titoli di Stato». Una disamina da tunnel dell' orrore. L'aumento dello spread, si legge, ha «implicazioni rilevanti per tutti i settori dell' economia». Ci sono danni per le finanze pubbliche, per le banche, per le assicurazioni (su cui ieri è arrivato lo scudo antispread in un emendamento alla legge di bilancio), per le imprese e, ovviamente, anche per le famiglie. Già, le famiglie. È qui il vero colpo da maestro del governatore di Bankitalia, che dopo aver sparso serenità a piene mani mentre il mare era in tempesta, ora per un po' di increspature nell' acqua lancia l' allarme rosso per l' uragano in arrivo. Non ci sono solo i pericoli per i mutui e per i prestiti. No. Come fosse un' associazione dei consumatori, Bankitalia si è messa anche a fare i conti delle perdite potenziali dei risparmiatori italiani sugli andamenti di Borsa. Ed ecco allora che subito dopo la frase di rito «la situazione finanziaria delle famiglie rimane» gli esperti di Palazzo Koch sottolineano che «il calo delle quotazioni dei titoli ha già determinato una contrazione del valore della loro ricchezza». E non si tratta di bruscolini, ma di cifre enormi già andate in fumo che farebbero passare la voglia di mettere qualche soldo sulla Borsa anche ad un esperto di trading. Secondo Bankitalia la perdita è stata del 2%, poco meno di 85 miliardi, da gennaio a giugno e di un altro 1,5%, circa 60 miliardi, da giugno ad oggi. In tutto fanno la bellezza di 145 miliardi. Ma non è tutto. Non si tratta, tengono a precisare gli uomini di Visco, di denaro uscito dalle tasche dei soliti paperoni, di qualche ricco che ha soldi da buttare. Le risorse andate in fumo «incidono per una frazione non trascurabile (circa il 25%) anche sulla ricchezza dei nuclei con redditi più bassi. Insomma, le bizze dell' esecutivo gialloverde hanno tolto il pane dalla bocca degli affamati. Parola di Bankitalia... di Sandro Iacometti

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