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Inps, Tria blocca la nomina di Tridico e Verbaro: il dubbio sul maxi-stipendio di Boeri

Gino Coala

La nomina del grillino Pasquale Tridico a presidente dell'Inps e del suo sub-commissario Francesco Verbaro si è arenata sulla scrivania del ministro dell'Economia, Giovanni Tria, che vuol vederci chiaro sullo stipendio che l'economista ha intenzione di incassare dopo essersi seduto sulla poltrona di Tito Boeri. Secondo fonti governative, citate da Repubblica, il provvedimento sui vertici dell'Inps aveva già incassato il via libera del ministro del Lavoro Luigi Di Maio, che non ha battuto ciglio sul compenso faraonico che si volevano assegnare i nuovi manager pubblici. Leggi anche: Di Maio, stangata ai furbetti del reddito di cittadinanza: "No a chi ha cambiato residenza" Tria invece ha fermato tutto, perché proprio sul salario dei due nuovi dirigenti dell'istituto di previdenza c'è qualcosa che non torna. Sia Tridico che Verbaro vorrebbero intascare ciascuno la bellezza di 103 mila euro lordi, cioè quanto prendeva lo stesso Boeri finché ha guidato l'Inps. Ma nel decreto di nomina, il decretone che contiene anche il reddito di cittadinanza e la quota 100 per le pensioni, è scritto nero su bianco che quella cifra va divisa per due. Oltre al giallo sugli stipendi, ci sarebbe anche l'intenzione di Verbaro di svolgere il ruolo di sub-commissario per non oltre tre mesi. Nel frattempo c'è chi teme che voglia mantenere tutti gli altri incarichi, aprendo una serie di dubbi giuridici ancora tutti da risolvere. RETTIFICA Per conto del professor Francesco Verbaro, da parte dell'avvocato Riccardo Graziano, riceviamo e pubblichiamo la seguente rettifica: Ora si precisa che i fatti riportati nel predetto articolo infatti non corrispondono in alcun modo a realtà ed appaiono palesemente offensivi in quanto Francesco Verbaro svolge da anni attività professionale con successo e numerosi clienti. Lo stesso per la lunga e particolare esperienza nel settore pubblico è spesso chiamato da diverse ppaa. Il mio cliente non conosceva nulla del compenso e del decreto predisposto dai ministeri competenti di cui si parla nel pezzo richiamato. Il compenso comunicato è di circa 40 mila euro lordi l’anno, che non costituisce un compenso faraonico, e per lo stesso compenso veniva richiesto un regime di esclusività e incompatibilità assoluto. Obblighi per i quali non si può parlare in alcun modo di compenso “faraonico”, dovendo altresì eventualmente svolgere delle deleghe operative con responsabilità in un Ente che costituisce il secondo bilancio dello Stato. Il mio cliente Francesco Verbaro ha altresì comunicato subito di rinunciare all’incarico, rilevando lui stesso e non gli uffici, l’impossibilità di ricoprire detto incarico per le regole applicate e per il danno economico che avrebbe dovuto sopportare. L’immagine che si ricava dall’articolo è quanto mai distante dai fatti avvenuti. Avvocato Riccardo Graziano