Reddito, "obbligo lavoro per 1 su 3"
Roma, 5 mar. (AdnKronos) - Solo un beneficiario su 3 del reddito di cittadinanzasarà obbligato ad aderire al patto per il lavoro. Gli altri 2 potranno usufruire del sostegno economico senza alcun vincolo lavorativo. E' quanto emerge dalle tabelle dell'Istat, presentate in occasione dell'audizione nelle commissioni Lavoro e Affari sociali della Camera. In numeri la platea delle persone che potrà accedere al beneficio è composta da 2,7 milioni; di queste sono circa 900.000 coloro che hanno un'età compresa tra 18 e 64 anni, che saranno obbligate a sottoscrivere il patto per il lavoro. Rispetto alle 900.000 persone che per beneficiare del reddito di cittadinanza dovranno aderire al patto per il lavoro, circa 600.000 ha la licenza media o nessun titolo di studio. Si tratta prevalentemente di disoccupati (492.000) e casalinghe (373.000). In gran parte si tratta di cittadini italiani (circa 760.000), mentre sono circa 100.000 gli extra comunitari. L'ORDINE ALFABETICO - Un 'avviso alla clientela' affisso negli uffici di Poste Italiane che invita a presentare le domande per il Reddito di cittadinanza basandosi sull'ordine alfabetico che, da domani 6 marzo, inizia quindi con le lettere 'A' e 'B' per terminare con 'S' e 'Z' mercoledi' 13 marzo. Quella dell'azienda è comunque solo una indicazione che ha l'obiettivo di una "migliore gestione delle richieste". Infatti tutte le domande saranno accettate al di là del giorno di presentazione, ovvero anche se il cliente dovesse presentarsi allo sportello in un giorno diverso da quello previsto da calendario: la precisazione è contenuta nello stesso avviso. "Siamo di fronte a un'operazione straordinaria" nella gestione delle operazioni legate al reddito di cittadinanza. "Cercheremo di fare il massimo possibile ma non si può escludere a priori che ci possano essere delle disfunzioni" dice l'amministratore delegato di Post pay, Marco Siracusano, nel corso dell'audizione nelle commissioni Lavoro e Affari sociali della Camera. I dipendenti delle poste dovranno gestire "un numero di persone non previste da un'attività ordinaria e, quindi, ci sarà un impegno straordinario". "I colleghi -sottolinea Siracusano- sono persone che daranno il massimo impegno. Conoscono bene gli utenti, i clienti e il territorio, sono vicini a loro, e quindi anche in un momento straordinario faranno fronte al compito che gli è stato dato". Poste, ricorda l'amministratore delegato, si occuperà della raccolta delle adesioni mentre se ci sarà bisogno di integrazioni, queste saranno fornite dai Caf. Poste "non è tenuta per legge a dare informazioni sulla situazione della domanda, sull'approvazione e sui requisiti". TRE I MODELLI - Per il reddito di cittadinanza, l'Inps ha pubblicato tre modelli per la richiesta, ognuno da utilizzare per un determinato scopo. Di questi tre è quello denominato come SR180 a dover essere utilizzato per la richiesta. Si tratta di un modulo, formato da 9 pagine, suddiviso in due parti: nella prima - da leggere attentamente - sono indicate solamente le regole per il funzionamento del RdC, mentre nella seconda ci sono gli spazi da compilare inserendo le informazioni richieste. Nel Quadro A vanno indicati tutti i dati del richiedente, ossia di colui al quale sarà intestata la carta, rilasciata da Poste Italiane; nel Quadro B invece bisogna barrare tutte le caselle nelle quali si dichiara di soddisfare i requisiti per il reddito di cittadinanza. Rispettivamente il Quadro C e D sono riservati ai requisiti economici e familiari: non bisogna però specificare gli importi dei patrimoni mobiliari e immobiliari, visto che sarà l'Inps a recuperare questi dati dall'ultima DSU presentata dal richiedente. Si deve fare poi molta attenzione al Quadro E, dedicato alle "Attività lavorative in corso non rilevate dall'ISEE per l'intera annualità". Se si barra questa voce si dove compilare e presentare anche il modello SR182, nel quale si devono indicare eventuali attività lavorative iniziate dopo il 1° gennaio 2017. Infine, con il Quadro D e F del modello SR180 il richiedente conferma di essere consapevole delle regole da seguire ai fini del mantenimento del beneficio, nonché delle sanzioni previste in caso di non veridicità delle informazioni indicate. C'è poi un terzo modello pubblicato dall'Inps, denominato SR181: questo non va presentato insieme alla domanda (e all'eventuale attestazione di attività lavorative in corso non rilevate dall'ISEE) ma solamente in caso di variazione - durante la fruizione del reddito di cittadinanza - della condizione lavorativa di uno dei componenti del nucleo familiare. NAVIGATOR E RISCHIO CONFLITTO REGIONI - Con riferimento al bando con cui si dovranno reclutare i Navigator, dicono i giuslavoristi Michele Tiraboschi e Francesco Seghezzi, rispettivamente coordinatore scientifico di Adapt e direttore della Fondazione Adapt, "siamo davanti al rischio di un nuovo scontro istituzionale tra Stato e Regioni che, pur con argomentazioni di sicuro peso tecnico e formale, porterà a un ulteriore slittamento della componente lavoristica del reddito di cittadinanza". "E' molto difficile infatti - proseguoni - immaginare che il governo non possa trovare le modalità per erogare il reddito prima delle elezioni europee, con la conseguenza che il contenzioso non farà altro che bloccare il sistema di accesso al mercato del lavoro e alla riqualificazione professionale, rendendo il reddito ancor più uno strumento assistenziale". "Bisognerebbe, invece, partire al più presto col definire i contorni di contenuto di un profilo professionale, quello dei questi facilitatori dell'incontro tra domanda e offerta di lavoro, che oggi non è affatto chiaro. Precisare le loro competenze, i percorsi formativi che dovranno intraprendere, i luoghi fisici in cui dovranno lavorare, le modalità di contatto con i percettori del reddito di cittadinanza, il loro prezioso ruolo di orientatori e guide. Ma non basta il profilo professionale. Sappiamo che, senza una infrastruttura tecnologica moderna, anche il miglior Navigator non potrà svolgere il suo ruolo", osservano i due giuslavoristi. Servono dunque persone "che conoscono il mercato, le moderne tecniche di mappatura delle competenze, i percorsi di formazione possibili e attivabili sia sul territorio che a livello regionale o nazionale", auspicano Tiraboschi e Seghezzi. "Ma anche persone sappiano discutere con le imprese offrendo loro un interlocutore credibile che le convinca a rivolgersi (anche) ai centri pubblici per l'impiego per trovare il personale di cui ha bisogno. Non sono molte le persone in Italia in grado di svolgere questo ruolo con professionalità, c'è bisogno di una formazione adeguata ai tempi e alla complessità del ruolo. E i tempi per la costruzione di queste figure sono inevitabilmente lunghi e siamo già ampiamente in ritardo per partire ad aprile", concludono.