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Pensioni, in Portogallo non si pagano tasse neppure sulle rendite previdenziali

Cristina Agostini
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Un miliardo di euro all'anno: è l'importo complessivo che l'Inps paga ai quasi 400mila pensionati italiani che risiedono all'estero e vi percepiscono il loro assegno pensionistico. Spesso senza pagarci alcuna tassa. È un boom, ormai, accentuatosi dopo gli anni della crisi, a vantaggio di alcuni paesi dove basse aliquote fiscali, unite al clima e ad un costo della vita minore che altrove, inducono numerosi pensionati di altri paesi a trasferirvisi. Portogallo e Isole Canarie sono i due maggiori esempi, come anche Cipro e Tunisia. Lisbona, in particolare, ha costruito un vero e proprio business che va al di là del solo turismo, prevedendo la completa esenzione per dieci anni delle pensioni dei cittadini stranieri che decidono di traferire la residenza. La norma, unita al minor costo della vita nonché al clima ed alla tranquillità sociale, ha creato un vero boom economico settoriale. Come trasferirsi senza timori fiscali? Innanzitutto (circolare Inps 176/1999), occorre scegliere un paese che abbia stipulato con l'Italia una convenzione contro le doppie imposizioni, e che tale convenzione preveda la tassazione esclusiva nel Paese della residenza: alcuni Paesi come la Francia lasciano allo Stato italiano il diritto di tassare anche le pensioni pagate all'estero ai propri cittadini espatriati. Leggi anche: La Valle italiana dove bisogna trasferirsi subito. Lavoro per tutti e servizi perfetti: dove si trova Inoltre, per evitare contestazioni da parte dell' Agenzia delle Entrate, occorre risiedere effettivamente all' estero per un periodo superiore ai sei mesi annui e di conseguenza soggiornare o domiciliare o dimorare in Italia meno di 183 giorni (184 in anni bisestili), cancellarsi dall' Anagrafe della popolazione residente e iscriversi all' Aire, l' anagrafe degli italiani residenti all' estero. Molto meglio non possedere conti correnti e investimenti in Italia e possibilmente nemmeno un immobile. Un aspetto ancora non emerso a dovere è che tali Paesi costituiscono una cuccagna anche per chi percepisce rendite di prodotti previdenziali, poiché dal punto di vista fiscale queste sono assimilate alla pensione, e come tali imponibili solo nel paese di residenza del percettore. Il Testo Unico delle Imposte sui redditi considera infatti prodotti in Italia i redditi corrisposti dallo Stato o da soggetti residenti nel territorio italiano. Si tratta di un argomento destinato ad accrescere visibilità nel tempo, via via che gli attuali iscritti diverranno pensionati. Diverso è il caso delle altre prestazioni erogate dalle forme integrative di previdenza, che sono equiparate ai redditi di lavoro dipendente e assoggettate ad Irpef. I proventi dei fondi pensione e delle polizze pensionistiche continuano quindi ad essere colpiti dall' aliquota agevolata del 20% (12,5% per titoli di Stato e assimilati) mentre il capitale a scadenza è tassato con un' aliquota massima del 15% ridotta dello 0,3% per ogni anno di partecipazione superiore al quindicesimo, fino ad un minimo del 9%. I riscatti e le anticipazioni hanno un' aliquota del 23% salvo l' anticipazione per spese mediche straordinarie, che conserva l' agevolazione. Le aliquote si applicano sull' importo erogato al netto dei contributi eventualmente non dedotti e degli interessi maturati durante la fase di accumulazione. Nel regime di libero mercato fiscale, l' Italia ha iniziato a dire la sua con la Legge di bilancio 2019, dove si prevede per i primi cinque anni una tassazione al 7% e agevolazioni come l' esenzione Ivafe (il bollo sui prodotti finanziari detenuti all' estero) ai pensionati esteri che trasferiscono la propria residenza fiscale in un comune con al massimo 20.000 abitanti delle regioni del Sud e delle Isole. Una misura adatta più che altro agli italiani all' estero, molto meno per attirare pensionati di altri paesi. di Giuseppe D'Orta

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