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Milano-Bicocca, smart working per 1 dipendente su 5

AdnKronos
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Milano, 24 giu. (Adnkronos/Labitalia) - Si scrive smart working, si legge lavoro fuori ufficio. Dopo aver preso parte al progetto sul Lavoro agile organizzato nel 2018 in collaborazione con il Comune di Milano, dal 1° maggio di quest'anno l'Università di Milano-Bicocca ha introdotto lo smart working, scelto da un dipendente su cinque. Più flessibilità negli orari di lavoro, autonomia nella gestione delle attività e migliore bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro: queste le caratteristiche del lavoro agile che può essere svolto al di fuori dei locali dell'Ateneo dal personale dirigente e tecnico amministrativo per quattro giorni al mese, di cui una giornata al massimo a settimana. L'adesione allo smart working è su base volontaria e prevede un accordo tra lavoratore e responsabile, nel quale vengono definite le modalità di esecuzione del lavoro e gli strumenti informatici da utilizzare. Con lo smart working, l'Università punta allo sviluppo di una cultura gestionale orientata al lavoro per obiettivi e risultati, a un incremento della produttività e all'introduzione di nuove tecnologie e reti di comunicazione che rendano sempre più fruibile la connessione in mobilità. Benefici non solo per l'ateneo e per i lavoratori, ma anche per l'ambiente: il lavoro agile e la conseguente riduzione degli spostamenti casa-lavoro-casa determinano una riduzione dell'emissione di CO2 dovute al traffico automobilistico. Gli smartworker dell'università Bicocca sono 166, tra cui 110 donne e 56 uomini, l'età media è di 44 anni e provengono da tutte le aree dell'amministrazione e da quattro dipartimenti. "Con l'introduzione dello smart working - afferma Cristina Messa, rettore dell'Università di Milano-Bicocca - ancora una volta Milano-Bicocca agevola la qualità della vita dei propri dipendenti e promuove il modello innovativo di 'lavoro flessibile': oggi, infatti, l'evoluzione tecnologica consente di oltrepassare la visione tradizionale di professione vincolata a un'unica sede di lavoro e favorire le esigenze e l'autonomia del personale che così può valorizzare le menti, conciliando spazi e tempi diversi". "In una logica - spiega Loredana Luzzi, direttore generale dell'Università di Milano-Bicocca - di promozione del benessere del lavoratore, dell'orientamento al risultato e della sostenibilità non sono stati posti limiti numerici all'accesso allo smart working. Ciò che è stato valutato è la fattibilità del lavoro, per un giorno alla settimana, in un luogo diverso da quello dell'ufficio facilitando la conciliazione fra i tempi di vita e quelli del lavoro: non è un caso che le donne che hanno fruito di tale opportunità sono il doppio degli uomini".

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