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Pensioni, la sentenza contro lo scippo di Stato. Assegni tagliati e rivalutazioni bloccate, verso il rimborso

Giulio Bucchi
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Una sentenza per sanare lo "scippo di Stato" sulle pensioni. Secondo quanto riporta il Giornale, la Corte dei Conti del Friuli ha accolto il ricorso presentato dalla Confederazione dei dirigenti contro la riduzione degli assegni "alti" e il blocco delle rivalutazioni a pieno regime per gli importi superiori a 1.530 euro. I magistrati contabili hanno mosso rilievi pesanti rinviando la decisione finale alla Corte costituzionale e sottolineando come quei tagli "non rispettano i tre fondamentali principi posti dalla Consulta in tema di previdenza: ragionevolezza, adeguatezza, affidamento". Tradotto: macelleria sociale dei pensionati per salvaguardare i conti dello Stato.  Leggi anche: "Via Quota 100". Pensioni, follia renziana. Salvini: "Non lo permetteremo" Quel taglio viene giudicato una "decurtazione patrimoniale arbitrariamente duratura del trattamento pensionistico, con acquisizione al bilancio statale del relativo gettito". La Corte dei Conti prospetta la possibilità di un rimborso di quanto perduto. "Questo prelievo - spiega al Giornale l'avvocato Celeste Collovati dello studio Dirittissimo -, essendo limitato solo ad una ristretta cerchia di soggetti, si palesa del tutto ingiustificato e discriminatorio, impropriamente sostitutivo di un intervento di fiscalità generale nei confronti di tutti i cittadini". Quel prelievo aveva colpito le cosiddette "pensioni d'oro" con tagli del 15% per la cifra eccedente i 130mila euro e fino al 40% oltre i 500mila euro. La rivalutazione invece è ferma al 97% per le pensioni superiori a 3 volte il minimo e inferiori a 4, del 77% per gli importi tra 4 e 5 volte il minimo, del 52% tra 5 volte e 6 volte il minimo, del 47% oltre 6 volte, del 45 oltre 8 volte e solo del 40% oltre 9 volte il minimo.

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