Sotto tutela

Rapporto Ue: corruzione in Italia è metà di quella europea

Matteo Legnani

A leggere il rapporto della Commissione Ue sulla corruzione in Europa sembra di sfogliare Repubblica o Micromega. E l'impressione è che i cervelloni europei, nel redarre il loro prezioso documento, abbiano attinto ai giornali di casa nostra più che a chissà quale database. La Commissaria ue agli Affari interni Cecilia Malmstrom ha sparato stamattina che la corruzione nel nostro paese "vale 60 miliardi di euro l'anno" (il 4% del Pil nostrano), ovvero la metà del totale europeo, che è "stimato in 120 miliardi". Ma poi ammette che l'organismo europeo non dispone di tutti i dati nazionali, perchè alcuni paesi , fra i quali prorprio quelli in cui il fenomeno è più marcato, non dispongono di stime affidabili. Insomma, l'Europa ci accusa di essere i re della corruzione ma non ha nemmeno dati affidabili su cui fare i conti. Non bastasse, il rapporto Ue tira in ballo le "leggi ad personam" per dire che hanno "in  varie occasioni ostacolato la possibilità di introdurre un quadro normativo in grado di concludere i procedimenti giudiziari di casi complessi", quando noi in Italia noi sappiamo bene quanto le lungaggini della giustizia siano legate alla scarsa laboriosità della magistratura e alla cronica mancanza di fondi che affligge il sistema giudiziario. Mentre le leggi "ad personam", come indica lo stesso nome latino, forse poco comprensibile ad orecchie europee, porprio perchè "ad personam" non possono che incidere solo marginalmente. Viene un sospetto: che quei dati possano essere utilizzati dalla Ue in futuro in chiave di tassazione europea, verso la quale Bruxelles si sta sempre più attrezzando.  Come nel caso di una patrimoniale per i paesi in difficoltà, opzione individuata dalla Bundesbank (la banca centrale tedesca) per affrontare in prima battuta il "caso eccezionale di uno Stato che rischia l’insolvenza". La Banca centrale tedesca spiegava pochi mesi fa nel suo Bollettino mensile che "il coinvolgimento dei contribuenti con un prelievo straordinario sui capitali privati, è preferibile ai salvataggi”, anche se questo tipo di misura “non è priva di rischi e dovrebbe essere adottata solo in ultima istanza". Più facile farlo sei i paesi in difficoltà lo sono anche perchè "corrotti".