Tre milioni lavorano in nero
Il record è in Calabria
In Italia sono quasi 3 milioni i lavoratori irregolari e la metà di loro è concentrata nel Mezzogiorno. L'allarma è stato lanciato dalla Cgia di Mestre: a lavorare in meno sono 2.951.300 persone e il 44% è al Sud, in particolare in Calabria. Per il segretario dell'associazione Giuseppe Bortolussi “questo esercito di lavoratori in nero costituisce una vera e propria emergenza sociale ed economica”. “Sono persone – dichiara Bortolussi - senza alcuna garanzia, spesso alla mercé di organizzazioni malavitose che ormai hanno il controllo di una buona parte dell'economia meridionale. Sono lavoratori privati di qualsiasi forma di copertura e di tutela con un altissimo rischio di incidentalità che un paese serio non può più tollerare”. I dati si riferiscono al 2005 e, per quanto non siano aggiornatissimi, “sono preoccupanti”. “Su un totale di circa 3 milioni di unità di lavoro non regolari, 1.317.400 sono concentrati nelle regioni del Sud (pari al 44,6% del totale). Segue il Nordovest con 626.700 unità (21,2% del totale), il Centro con 542.700 (18,4% del totale) e il Nordest con 464.500 (pari al 15,7% del totale)". In Calabria la situazione è ancora più preoccupante, con un tasso di irregolarità del 26,9%, pari a 175.200 lavoratori. Seguono la Sicilia con un tasso di irregolarità del 21,4% (326.300 lavoratori irregolari) e la Basilicata con un tasso del 20,1% (43.600 lavoratori sommersi). In coda alla classifica le regioni del Nord con il Veneto al terzultimo posto (tasso dell'8,7% pari a 197.000 lavoratori), l'Emilia Romagna al penultimo posto (tasso all'8% e 166.000 lavoratori in nero) e, infine, la Lombardia (tasso al 7,8% pari a 349.200 unità irregolari). Settori a rischio - Per la Cgia “l'agricoltura, con un tasso di irregolarità pari al 22,2% contro un dato medio nazionale del 12,1%, è il comparto più interessato da questo triste fenomeno”. Seguono i servizi (13,9%) e le costruzioni (11,3%). Nell'industria il tasso è del 3,9%.