Ubs consegna agli Usa
10mila evasori fiscali
Ubs farà la spia e darà all'America i nomi di diecimila grandi evasori fiscali. Il lungo braccio di ferro fra Ubs, Washington e Berna si è infatti risolto: le parti hanno raggiunto un accordo per mettere fine alla disputa in base alla quale gli Stati Uniti accusano l'istituto svizzero di aver aiutato 52.000 abbienti americani a evadere le tasse attraverso i paradisi offshore. Ubs rilascerà migliaia di nomi di americani evasori, senza comunque infrangere formalmente il segreto bancario svizzero. Per lo scambio di nomi potrebbe venire sfruttato l'accordo di revisione della doppia imposizione, siglato da Svizzera e Washington nelle scorse settimane, in base al quale Berna assicura una maggiore cooperazione sul fronte dell'evasione fiscale. Ubs potrebbe rilasciare gli 8.000-10.000 nomi su cui gravano gli indizi più pesanti di frode fiscale in tempi brevi, probabilmente dopo il 23 settembre, quando scadrà l'amnistia concessa dalle autorità statunitensi in base alla quale gli evasori possono autodenunciarsi con procedure semplificata e senza andare ad accuse penali. Per gli Usa il rilascio di 8.000-10.000 nomi si tratterebbe di un parziale successo: nell'ambito dell'azione legale avviata nei confronti dell'istituto elvetico il Dipartimento di Giustizia americano e l'Internal Revenue Service (Irs, l'agenzia delle entrate statunitense) puntavano a ottenere parte dei 52.000 nomi di americani aiutati a loro avviso dalla banca. La disputa intorno al rilascio dei nomi è destinata - secondo gli esperti - ad avere ripercussioni non solo sulla Svizzera, le cui banche private gestiscono fondi per 2.000 miliardi di dollari, ma anche per l'intera industria dei paradisi offshore. «Le parti hanno raggiunto un accordo» ha annunciato Stuart Gibson, legale del Dipartimento di Giustizia statunitense, nel corso di una teleconferenza con il giudice federale di Miami Alan Gold, durata circa tre minuti. «Ci vorrà - ha aggiunto Gibson - ancora un pò di tempo prima che l'intesa nella sua forma definitiva sia messa a punto». Per questo, nell'immediato, le parti in causa hanno chiesto un ulteriore slittamento del processo, che avrebbe dovuto iniziare il prossimo 17 agosto. «Non appena gli accordi saranno registrati, le parti chiederanno formalmente che le accuse a carico di Ubs cadano». Il legale di Ubs, Eugene Stearns, ha ringraziato il giudice per aver consentito al caso una «conclusione di successo». Berna si dichiara soddisfatta dellèintesa, che definisce un «compromesso» fra stati sovrani, un accordo nell'interesse di ambedue le parti. Anche Ubs, pur non rivelando i dettagli dell'intesa, esprime la propria soddisfazione. L'associazione dei banchieri svizzeri attende di conoscere i dettagli dell'accordo prima di esprimersi. Nella partita fra Ubs e Washington c'era in gioco il futuro del segreto bancario svizzero che dovrebbe essere salvo, nonostante il colpo ricevuto che, comunque, non è il primo. E questo ha costretto Berna a intervenire e trattare direttamente con il governo statunitense, sfiorando un incidente diplomatico. L'amministrazione Obama ha fatto della lotta all'evasione fiscale e ai paradisi fiscali uno dei suoi cavalli di battaglia. Segreto bancario- La trasmissione dei dati alle autorità americane dovrebbe avvenire nel rispetto della legge sul segreto bancario: la normativa elvetica, che prevede anche 6 mesi di carcere per chi viola il segreto bancario, copre anche l'evasione fiscale (in Svizzera non è un crimine) ma non la frode fiscale. In febbraio Ubs ha ammesso di aver aiutato alcuni clienti americani a evadere le tasse e, oltre ha pagare una sanzione da 780 milioni di dollari, ha fornito all'Irs i nomi di 250 dei suoi clienti. Poche ore dopo, l'Irs ha alzato la posta chiedendo i nomi di buona parte dei 52.000 clienti titolari di conti segreti illegali per 14,8 miliardi di dollari, dando così il via al braccio di ferro che si è concluso oggi. Da febbraio tre clienti di Ubs si sono dichiarati colpevoli di aver nascosto i propri asset all'agenzia delle entrate americane, dopo i loro nomi erano stati resi noti in base al precedente accordo. Migliaia di americani titolari di conti presso Ubs e altre banche svizzere sono usciti volontariamente allo scoperto approfittando dell'amnistia.