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Giuliano Ferrara, dopo il coronavirus e la recessione ci salverà la finanza: "Un nuovo gigantesco boom"

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Ci salverà la finanza. Ne è sicuro, Giuliano Ferrara, o almeno dice di esserlo. Il cigno nero del coronavirus ha messo sotto sopra i governi, i popoli e l'economia reale, le fabbriche, i negozi. Stavolta la crisi non è stata indotta dagli speculatori delle Borse, ma da un'epidemia e, scrive Ferrara sul Foglio, dalla "paura per la salute pubblica, una cosa tangibile che non fa vendere macchine e non le fa produrre, che a parte sezioni decisive ma laterali del settore agricolo, imponeva la liquidazione non virtuale di filiere intere della ricchezza, il turismo, gli aerei, i treni, una quantità di servizi concreti, tutto chiuso, sportelli chiusi, smart working a sostituire l'hard working che aveva fallito a contatto dell'orrendo virus corona".

Il paradosso è che ora la finanza cattiva è vista come "il cavaliere bianco", quella che può letteralmente "inventarsi" una pioggia di trilioni per risollevare gli Stati e i mercati. Certo, ammette l'Elefantino, "Il caos oggi è totale. Una via d'uscita sembra lontana. Nessuno sa, tra picco e picco, quando e a che ritmo il tutto finirà". Ma in questa tempesta perfetta al timone ci sono gli "gnomi", e starà a loro, conclude l'ex direttore, "cercare di arginare le cose e predisporle per un nuovo dopoguerra, che prima o poi dovrà arrivare, si augurano i meno pessimisti: un periodo in cui essendo andate giù tutte le economie si dovrà espandere la grande bonanza nella forma di un nuovo gigantesco boom, di una nuova competizione globale a ritmi forsennati, di una risalita dalla recessione e dalla perdita della ricchezza".  O almeno si spera.

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