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Il gas italiano può tagliare le bollette. L'analisi dell'imprenditore Andrea Pasini

Andrea Pasini
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Lo scorso 10 febbraio, i comuni italiani hanno spento tutte le luci per manifestare contro il caro energia. La facciata del Duomo di Orvieto, la Mole di Torino e molti altri luoghi storici sono stati avvolti dal buio, in un tentativo di spingere il governo a trovare una soluzione efficace che permette a imprese e famiglie di far fronte all’aumento delle spese. I dati raccolti da Confcommercio spiegano come l’Italia sia particolarmente penalizzata dai rincari dell’energia. Più precisamente, il caro energia nel settore terziario costerà al Belpaese quasi il doppio rispetto alla Francia e il 20% in più rispetto alla Germania. Risultano sempre più urgenti misure strutturali e non tampone. 

È in questa ottica che il governo avrebbe in progetto di raddoppiare da 3,34 miliardi di metri cubi ad almeno 7 miliardi di metri cubi l’estrazione di metano dai giacimenti nazionali, a fronte di 2 miliardi di investimenti dopo anni di blocco a causa della moratoria no-triv. Una soluzione che richiederebbe almeno 10 mesi di lavori e l’assistenza di una cabina di regia o un commissario straordinario, come per il ponte Morandi a Genova. 

Attualmente l’Italia dipende in grande misura dal metano russo, con 28,4 miliardi di metri cubi su un fabbisogno di 76,1, ma ci sono altre vie per dare un po’ di respiro al nostro fabbisogno energetico. Si parla di raddoppiare da 10 a 20 miliardi di metri cubi le capacità di trasporto del Tap, ma anche l’implementazione dell’utilizzo del Transmed portandolo a 30 miliardi di metri cubi. 

Sono tante le possibilità per il nostro Paese ma è fondamentale, prima di tutto, accelerare il rilascio dei permessi e delle autorizzazioni. Attualmente si deve attendere dai 10 mesi ai 3 anni, un tempo troppo lungo che non possiamo permetterci. È poi necessario investire dopo anni di moratoria. Un gran numero di giacimenti sono stati infatti fermati per legge, altri - come quelli in emiliani - sono in stop a causa del terremoto del 2012, cui non si è ancora posto rimedio. 

Gli stoccaggi italiani di gas ora sono al 43,7% della capienza con circa 8-9 miliardi di metri cubi di metano, corrispondente al fabbisogno di un mese, risulta quindi fondamentale per le imprese  più esposte ai rincari e alla concorrenza ripartire le disponibilità di gas con contratti annuali da almeno 3 milioni di metri cubi all’anno con una base d’asta che si aggiri attorno ai 20 centesimi per metro cubo.

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