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Gas russo, il trionfo del Cremlino: "Conto K a Gazprom Bank", la mossa di Eni per pagare in rubli

Sandro Iacometti
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Alla fine anche il super europeista Mario Draghi ha capitolato. Di fronte agli imbarazzanti farfugliamenti di Bruxelles sul ricatto energetico di Vladimir Putin il premier non ha potuto far altro che cedere e dare l'autorizzazione all'Eni di aprire il famigerato doppio conto chiesto dallo Zar. Che poi il colosso energetico italiano si piegherà al pagamento in rubli è tutto da vedere. Ma il via libera decreta il sostanziale fallimento della risposta unitaria della Ue alle contromosse di Mosca sulle sanzioni. Che la cosa fosse sfuggita di mano alla commissione europea lo si era capito da tempo. Così come si era capito che in assenza di direttive precise e, soprattutto, di una valutazione ponderata delle conseguenze devastanti per alcuni Paesi dello stop delle forniture, ognuno sarebbe andato per conto proprio. Il primo segnale del cedimento di Draghi è arrivato qualche giorno fa da Washington, quando il premier (lo stesso della "pace o condizionatori") ha iniziato a parlare di una «zona grigia» in cui sarebbe stato possibile accontentare Gazprom senza violare le sanzioni. Dichiarazione che era anche un appello alla Ue a fare finalmente chiarezza.

 

 


Chiarezza che non è arrivata neanche ieri. Mentre dagli Usa il segretario al Tesoro Janet Yellen continuava a lodare la Ue perla decisione di affrancarsi dal petrolio russo nell'arco di sei mesi, che non si è capito se fosse un fraintendimento o un auspicio, visto che l'accordo tra i Paesi dell'Unione è in alto mare, il solito portavoce della Commissione Ue ha spiegato per l'ennesima volta che pagare in rubli è vietato, arrivando persino a minacciare procedure d'infrazione per chi si azzarderà a farlo. Interrogato sul secondo conto in rubli, però, il portavoce è andato nel pallone, spiegando che tutto quello che non è scritto nelle linee guida deve essere considerato non consentito. Della serie: non so cosa dire. La sostanza è che la Commissione non ha fornito alcun un parere legale "opponibile", che potesse essere usato dalle società per rifiutare le transazioni.

 

 


NESSUN PARERE LEGALE
Nel frattempo, gli esperti della Ue sono al lavoro sul famoso piano RePowerEu, che dovrebbe permettere al Vecchio continente di sopravvivere senza l'energia di Mosca. Anche qui la confusione regna sovrana. Nel documento ci sarebbe persino il tetto al gas, purché ognuno se lo faccia da solo. Mentre l'ideona per liberarci dalla schiavitù energetica, secondo quanto riporta il Financial Times, sarebbe quella di obbligare tutte le nuove costruzioni edili ad installare pannelli solari sul tetto. Tanto per introdurre qualche altro vincolo alle imprese. Risultati impalpabili che ieri hanno anche dato la possibilità a Putin di prenderci per il naso, descrivendo le sanzioni come un tragico boomerang.


Quello della Ue, ha spiegato il capo del Cremlino, «è un suicidio energetico, l'Europa diventerà la regione dove gas e petrolio costeranno di più al mondo. Non potranno farlo per molto tempo, non saranno in grado di abbandonare le nostre forniture». Nel caos totale, comunque, l'Eni si sta muovendo con grande prudenza. In vista della scadenza della fattura di maggio ha avviato in via cautelativa la procedura di apertura temporanea di due conti- denominati K- uno in euro e uno in rubli, come indicato da Gazprom Export, sulla base, ha precisato l'azienda guidata da Claudio Descalzi, di «una pretesa unilaterale di modifica dei contratti in essere» e su cui sarà anche «avviato un arbitrato internazionale».

 

 


DOPPIO CONTO
Il versamento avverrà sul conto in euro, modalità che «non riscontra al momento nessun provvedimento normativo europeo che preveda divieti». Entro 48 ore dall'accredito e senza il coinvolgimento della Banca centrale russa, un apposito «clearing agent operativo presso la Borsa di Mosca» provvederà alla conversione in rubli e in caso di ritardi o impossibilità tecniche "non ci saranno impatti sulle forniture». La decisione, ha tenuto a spiegare l'Eni, è stata condivisa con le istituzioni italiane ed è stata presa «nel rispetto dell'attuale quadro sanzionatorio». Su Gazprom Export, infine, ricadrà «ogni eventuale costo o rischio connesso alla diversa modalità esecutiva dei pagamenti». Difficile capire se procedendo su questa strada l'Eni potrà continuare a garantire all'Italia le forniture di gas. La via d'uscita dal labirinto, in realtà, l'avrebbe fornita non la Ue, ma la stessa società di Mosca (svelando in questo modo il bluff di Putin, che ai soldi del metano non vuole rinunciare). Nei giorni scorsi, infatti, Gazprom ha inviato una lettera a tutti i suoi clienti europei, spiegando che avrebbero potuto continuare a pagare il suo gas senza violare le sanzioni grazie ad un nuovo decreto del Cremlino dell'inizio di maggio, che esclude la Banca centrale dalle operazioni. La sensazione, comunque, è che i nostri "condizionatori" continuino a restare appesi ad un filo.

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