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Le sfide che il paese deve saper affrontare per salvarsi dalla sfiducia. C'è la farà? L'analisi dell'imprenditore Andrea Pasini

Andrea Pasini
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Il fantasma della sfiducia aleggia su Palazzo Chigi. Sono tre le sfide che il nostro Paese si trova ad affrontare, la cui risoluzione può di gran lunga influenzare le stime di crescita economica previste. 

Il primo tema da affrontare è quello riguardante la questione energetica, in bilico dallo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina. Mosca ha infatti scelto prima di ridurre l’approvvigionamento del gas del 40% per poi chiudere completamente ogni trattativa. E, sebbene la dipendenza dell’Italia dalla Russia stia diminuendo, rimaniamo il secondo maggiore acquirente di gas europeo dopo la Germania. 

Nel caso di un’interruzione totale dell’approvvigionamento di gas naturale, il nostro Pil scenderebbe di almeno 2 punti percentuali, portandoci vicino alla possibilità di una recessione. A questo si aggiunge il rischio intrinseco di un peggioramento dell’inflazione dei prezzi dell’energia: più l’offerta si riduce, più i prezzi dell’energia aumentano. L’inflazione italiana è salita a quasi il 7% a maggio, il livello più alto degli ultimi due decenni, in gran parte trainata dai prezzi dell’energia.

Un problema delicato, che il nostro governo vorrebbe risolvere imponendo un tetto massimo all'importazione di gas russe, ma che vede ancora incertezza da parte dell’UE che teme ulteriori ritorsioni.

Un altro problema che preoccupa Roma è la BCE, che dovrebbe inasprire la politica monetaria per contrastare l’inflazione dell’Eurozona. La banca sta terminando i suoi acquisti netti di obbligazioni  che ha intensificato durante la pandemia per mantenere bassi i tassi di interesse ed è destinata ad aumentare i tassi di interesse a luglio, seguito da un secondo aumento a settembre che potrebbe essere ancora più grande.

Questi piani hanno innescato turbolenze di mercato e il debito italiano è stato particolarmente colpito. La differenza tra i rendimenti del titolo di Stato italiano a 10 anni e il suo equivalente tedesco è salita a livelli mai visti dal 2020, suscitando timori a Roma che il famoso “spread” che ha dominato i titoli dei giornali italiani durante la crisi del debito sovrano stia tornando.

Il motivo è semplice. L’attuale tasso di crescita del Pil in Italia non è ancora abbastanza forte da  ridurre il suo ampio rapporto debito/prodotto al 150% nel 2021  anche se ha un disavanzo di bilancio. 

L’unica cosa che possiamo fare al momento è guadagnare tempo.

Si arriva poi al terzo problema, forse il più delicato, avendo a che fare con dinamiche interne alla maggioranza. I partiti si stanno già muovendo in modalità campagna elettorale anche dopo i disastrosi risultati delle ultime elezioni e sembrano indecisi sul sostegno al premier Draghi.

Il Movimento Cinque Stelle è il membro della maggioranza a preoccupare maggiormente. Spaccato in due, fa temere pesanti crepe nel supportare la politica estera italiana verso l’Ucraina.

Anche la Lega si dice stanca dei tentativi del Partito Democratico di far passare provvedimenti fortemente divisivi come il ius scholae, e con il 40% delle preferenze, il centrodestra, potrebbe rivelarsi il vincitore delle prossime elezioni.

Una situazione in bilico, che rischia di scoppiare ben prima del ritorno alle urne, con conseguenze disastrose per la nostra economia. Ed in tutto questo grande caos chi purtroppo ci rimettete sempre sono i cittadini e le imprese italiane che giorno dopo giorno si impoveriscono sempre di più senza che probabilmente a nessuno importi nulla. Povera Italia!

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