Soldoni

Bce in rosso per la prima volta dopo vent'anni: a quanto ammonta il buco

Benedetta Vitetta

"Tanto tuonò che piove” dice il noto proverbio e così, dopo aver tartassato per oltre un anno e mezzo i cittadini e le imprese europee riducendole praticamente alla fame con la stretta monetaria e i rialzi dei tassi d’interesse decisi ai piani alti della Banca Centrale Europea, ora - per la legge del contrappasso - ecco che persino i vertici della Bce si sono ritrovati in rosso. Dopo vent’anni, infatti, il bilancio dell’istituto guidato da Christine Lagarde si chiude con una perdita di 1,3 miliardi. Il risultato negativo è stato limitato grazie ai fondi accantonati negli scorsi anni. Senza quest’ ultimi, infatti, il rosso avrebbe sfiorato gli 8 miliardi.

«Per i prossimi anni la Bce chiuderà ancora in perdita prima di tornare a registrare utili quando la situazione si normalizzerà» si legge in una nota. E in una situazione del tutto similare si ritroverà anche la Banca d’Italia i cui risultati d’esercizio saranno diffusi alla fine di marzo. Solo per il 2022 le casse dell’Erario italiano avevano incassato, fra utile e imposte, 3 miliardi. Già lo scorso anno nel bilancio di Via Nazionale si leggeva come «le perdite lorde attese per il futuro, che al momento è possibile circoscrivere al biennio 2023-24, sono ampiamente coperte dai fondi patrimoniali accumulati sino a oggi proprio a fronte di questa eventualità». E quest’anno in più Bankitalia non potrà nemmeno contare sulla cedola dalla Bce che si era già ridotta a 7 milioni.

 

A mandare a gambe all’aria il conto economico della Lagarde è stato soprattutto il rialzo dei tassi d’interesse che ha prodotto un incremento della spesa per interessi sulle passività dell’Eurotower remunerate a tassi variabili. Gli interessi attivi percepiti dall’istituto centrale non sono invece aumentati nella stessa misura o allo stesso ritmo, poiché le attività sono per lo più a lunga scadenza e a tassi fissi.

Situazione destinata a protrarsi. In Italia il tasso di inflazione a gennaio è risalito allo 0,8% dallo 0,6% di dicembre (con un leggero calo, però, del carrello della spesa, dal 5,3 al 5,1%). Me nell’Euroizona la percentuale si è ridotta al 2,8% dal 2,9% del mese precedente, avvicinandosi all'obiettivo della Bce di un livello leggermente superiore al 2%. Dati positivi, insomma, che si scontrano però con un atteggiamento ancora assai guardingo dell’Eurotower. Nei verbali della riunione di politica monetaria del 24 e 25 gennaio il direttivo osserva che i dati sull'inflazione sono stati di recente costantemente al di sotto dei livelli previsti, suggerendo un processo «disinflazionistico più rapido del previsto» ma le prospettive «restano particolarmente nebulose nel breve periodo». Ci sarebbe stato quindi un «ampio consenso» dei membri del consiglio sul fatto che fosse prematuro discutere i tagli dei tassi.

 

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