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"Geronzi in Generali? A decidere non è lui"

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Leonardo Del Vecchio (Luxottica) ridimensiona il ruolo del grande vecchio della finanza italiana

Roberto Amaglio
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"Darò il mio contributo per lasciare un'impronta. Mi piacerebbe che al termine del mio mandato avessimo un'ulteriore grandezza della compagnia". Queste le dichiarazioni a caldo del nuovo presidente Generali Cesare Geronzi, eletto a larga maggioranza dall'assemblea della società svoltasi lo scorso 24 aprile. Parole speranzose del nuovo presidente, ma che evidentemente non trovano credito in tutti gli uffici della compagnia assicurativa.  "Che il presidente sia Bernheim o un altro non cambia nulla - afferma Leonardo Del Vecchio, presidente di Luxottica e new entry del comitato esecutivo a margine dell'assemblea di società -. Cambierebbe qualcosa se il presidente fosse operativo, se avesse delega; ma, visto che il presidente adesso non ha alcuna delega, praticamente è una figura come la mia in Luxottica". Alla faccia delle votazioni e dei programmi. "Siamo contenti di aver trovato un accordo - prosegue Del Vecchio -. Riteniamo che sia giusto così: era doveroso crescesse il management e così è stato. L'importante ora è che sia il management che possa gestire l'azienda". Se le affermazioni sulla governance di Generali possono rientrare all'interno dello schema decisionale di Generali, è sugli istituti di credito, è sull'esperienza "Geronziana" alla Banca di Roma che Del Vecchio non lesina frecciate. A chi gli ricorda che nemmeno nella banca capitolina Geronzi aveva deleghe (salvo poi prendersi ampio potere decisionale), Del Vecchio risponde: "Non facciamo come la Banca di Roma per l'amor di Dio". Infatti di banche, nel caso specifico UniCredit, Del Vecchio non vuol sentire parlare. "Non parliamone ore; bisogna aspettare che le banche si mettano un po' a posto. Quando leggeremo i loro bilanci come quelli di Luxottica, allora si potrà capire un po' di più".

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