L'anno nero dell'editoria mondiale

Roberto Amaglio

Prendi il crollo dell’economia e il conseguente calo di introiti pubblicitari, aggiungici dei lettori meno affezionati e condisci il tutto con una rete sempre più utilizzata ma costantemente poco redditizia. Prende così forma l’anno nero dell’editoria mondiale, il cui 2009 è stato davvero da brividi. Il rapporto sul futuro dell’informazione stilato dall’Ocse, infatti, delinea uno scenario orribile per gli operatori del settore, alle prese con dei crolli verticali in tutte le principali voci d’entrata dei loro bilanci, dalle vendite alle inserzioni pubblicitarie. Pubblicità giù – L’analisi parte necessariamente dai numeri sugli inserzionisti, il cui peso nel bilancio dei giornali è, nella media Ocse del 57%. È quindi facile capire come risulti pesante come un macigno il -30% negli introiti pubblicitari registratisi negli Stati Uniti, tra l’altro un Paese in cui l’incidenza del settore sui giornali sale all’87% dei ricavi totali. Non se la possono passare meglio nemmeno la Gran Bretagna (-21%) e la Grecia (-20%), mentre l’Italia limita il passivo a un -18%: in tal senso il Belpaese se la cava anche per una maggiore “indipendenza” rispetto agli introiti pubblicitari, che rappresentano “solo” il 49% delle entrate (oltre alle vendite, importanti in questo senso i contributi statali su cui si fa un gran discutere da anni). Carta meno letta – Così come la pubblicità, vanno in picchiata pure le vendite dei giornali cartacei, messi alla frusta da una generazione allevata dalla TV che legge meno e, se lo fa, si affida alla rete. Si spiega così come in 20 dei 30 paesi dell’area Ocse si registrano anche diminuzioni sul numero di lettori. Come detto sono soprattutto i giovani a non avere più il vecchio e caro quotidiano sotto il braccio, penalizzando in questo modo sia la stampa nazionale che quella locale. Le uniche isole felici in tal senso sono le realtà emergenti come l’India (+45% tra 2008 il 2009), la Cina (+29%) e lo stesso Sud Africa (+34%), forse rivitalizzato dai preparativi per i mondiali attualmente in corso. Boom (gratis) nella rete – E Internet? Per il momento i giornali stanno perdendo la sfida con un mezzo che in futuro dovrà essere “conquistato” a suon di offerte e qualità. Infatti, la presenza di tutti i principali quotidiani in rete non basta di certo. Per quanto sia vero che i click aumentano costantemente grazie alla fedeltà dei giovani lettori tra i 25 e i 34 anni (proprio la fascia di età che manca al cartaceo), è pur vero che sono veramente pochi i lettori disposti a pagare le news on-line. La motivazione non è solo quella della sicurezza delle forme di pagamento (timore ormai superato dai più), quanto piuttosto il fatto che i lettori on-line si accontentano di notizie veloci, anche se non approfondite. Non richiedendo contenuti di qualità, appare quindi giustificata la riluttanza ad aprire il portafoglio e pagare qualcosa che prima si poteva ottenere gratis. A tal proposito, nemmeno gli inserzionisti sembrano credere al boom dell’editoria nel World Wide Web, tanto che l’apporto dei ricavi pubblicitari online rappresenta in media sono il 4% del fatturato totale dei quotidiani.