L’assemblea straordinaria di Stellantis che si è tenuta ieri ad Amsterdam, dove ha sede la società capogruppo, ha ratificato formalmente la nomina di Antonio Filosa ad amministratore delegato. Filosa, ingegnere, classe 1973, ha ottenuto il disco verde dai soci del gruppo franco-italiano con una percentuale di poco superiore al 99% dei diritti di voto, ma la poltrona su cui è seduto è di quelle che scottano. Il divorzio dal gruppo del suo predecessore, il portoghese Carlos Tavares, non è stato certo indolore.
Filosa, uno dei manager preferiti da Sergio Marchionne, l’ultimo vero capo azienda della Fiat, ha iniziato la carriera nel gruppo torinese nel 1999. Dal 2016 al 2018 ha guidato le operazioni industriali e commerciali di Fiat Chrysler in Argentina. A marzo 2018 è stato nominato direttore delle operazioni del gruppo in America Latina e con la nascita di Stellantis nel 2021, è entrato a far parte della ristretta squadra di vertice dell’azienda. Il cerchio magico di Stellantis.
L’esordio da successore di Tavares non è stato dei più promettenti per l’Italia. Era il 10 giugno e lui aveva assunto il nuovo incarico da un paio di settimane, quando Stellantis annunciava 610 esuberi a Mirafiori, destinati a uscire dal perimetro aziendale con un programma di esodi incentivati. L’ennesimo taglio negli stabilimenti italiani del gruppo che seguiva quelli annunciati nel 2024: 500 a Melfi, 200 a Termoli, 300 a Pomigliano d’Arco e 50 a Pratola Serra.
Un pessimo biglietto da visita per l’ingegnere di Castellamare di Stabia. Ma si è trattato soltanto dell’aperitivo. Da quando è diventato amministratore delegato, Stellantis ha annunciato la produzione della Grande Panda nello stabilimento algerino di Orano, sulla costa occidentale del Paese e il raddoppio della produzione assegnata allo stabilimento di Kenitra, in Marocco, dove già si assemblano i quadricicli gemelli Ami (Citroen) Rocks (Opel) e Topolino (Fiat) e che a breve produrrà pure la Grande Panda.
Il presidente di Stellantis John Elkann ha tessuto le lodi di Filosa: «Ha mostrato una grande comprensione dell’azienda e del suo futuro. Ha ottenuto risultati sorprendenti in tutte le regioni e gli incarichi che ha ricoperto. Il cda non vede l’ora di collaborare con Antonio e il suo talentuoso team dirigenziale», ha aggiunto, «per tracciare un nuovo percorso con rinnovato spirito imprenditoriale e orgoglio per ciò che possiamo e riusciremo a realizzare insieme». Ma è proprio questo «percorso» che preoccupa.
Di sicuro si sa che Filosa resterà a Detroit dove lavorerà con «modalità dinamiche e costruttive per affrontare con la nuova amministrazione statunitense i modi in cui» Stellantis può «collaborare in modo più efficace in materia di normative e politiche tariffarie». Ecco, se il nuovo percorso parte dalla collaborazione con l’amministrazione Trump sui dazi c’è poco da stare allegri. Non è la discontinuità che tutti, a cominciare dal nostro governo, si augurano per la provincia italiana dell’impero che ha in pancia tutti i marchi storici delle quattro ruote tricolori. Di sicuro ci sono, invece, gli emolumenti di Filosa che dal 2026, il suo primo anno completo come amministratore delegato, potrebbe percepire fino a 15,8 milioni di euro l’anno. Importo destinato a salire progressivamente fino a raggiungere i 20,2 milioni nel 2028, una somma comunque inferiore a quella percepita da Carlos Tavares nel suo ultimo anno alla guida del gruppo, quando incassò 23,1 milioni di euro.