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La Cina mette in pericolo la "pummarola"

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L'allarme della Coldiretti. Ogni anno 82 milioni di chili spacciati come prodotto italiano

Roberto Amaglio
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La Coldiretti lancia l'Sos Pummarola. Dopo l'allarme dei vetrai di Murano sulle imitazioni provenienti dalla Cina, l'associazione degli agricoltori italiani ha rilanciato le sue preoccupazioni su un altro prodotto del "made in Italy" seriamente minacciato dalle importazioni cinesi: il pomodoro. Secondo i dati snocciolati dalla Coldiretti, infatti, la prima voce delle importazioni agroalimentari dalla Cina sono proprio i pomodori conservati. Solo nel 2009 il quantitativo approdato nei porti italiani è stato di ben 82 milioni di chili, ovviamente spacciato come prodotto della nostra terra. Visto che la produzione nazionale di prodotto fresco nel 2009 è stata pari a 5,73 miliardi di chili, il succo dei vegetali asiatici è pari al 10% della produzione nazionale. “La beffa dipende dal fatto che sui contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro – affermano i responsabili della Coldiretti –. Dalle navi provenienti dall'Oriente sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato da rilavorare e confezionare. Ogni giorno in media arrivano nei porti italiani oltre mille fusti di concentrato di pomodoro dalla Cina che finisce sulle tavole mondiali come condimento tipico dei piatti Made in Italy”. La Cina ha iniziato la produzione di pomodoro nel 1990 e oggi rappresenta il terzo bacino di produzione dopo Stati Uniti e Unione Europea, con circa la metà del concentrato esportato proprio in Italia. La produzione cinese di concentrati di pomodoro è localizzata nei territori di Junggar e Tarim, nella regione di Xinjiang, a nord-ovest del Paese nei pressi del confine con il Kazakistan dove operano due grandi gruppi: Tunhe, che opera dal 1993 e Chalkis Tomato. Richieste – Secondo la Coldiretti, per mettere un freno a questa situazione sono necessarie pochi espedienti “Chiediamo un protocollo sanitario specifico per il controllo del pomodoro concentrato cinese all'ingresso nei porti comunitari, l'obbligo di indicare l'origine del pomodoro utilizzato nei derivati del pomodoro e l'immediata attivazione del meccanismo di salvaguardia con un dazio doganale aggiuntivo come misura antidumping prevista dalla normativa comunitaria”. Misure protezionistiche o no, in ballo c'è la tutela della qualità del “Made in Italy”, ossia la carta vincente su cui le aziende nostrane puntavano per uscire dalla crisi.

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