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L'ammonimento di Napolitano: "Ripresa economica flebile"

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Al Simposio della Cotec di Oporto, il Capo dello Stato invita l'Ue e le imprese a investire sull'innovazione

Roberto Amaglio
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Giorgio Napolitano lancia da Oporto il suo monito alla Ue sullo stato precario dell'economia continentale. Riprendendo i dati snocciolati dall'Ocse e dal Fondo Monetario Internazionale, il Presidente della Repubblica ha analizzato la situazione nel corso del VI Simposio della Cotec, in corso di svolgimento nella capitale lusitana. "La ripresa economica è ancora incerta, se non insufficiente. Bisogna agire per creare occupazione, soprattutto giovanile: a tal proposito creare le condizioni giuste è responsabilità delle istituzioni dei diversi Paesi. A un anno di distanza dal Simposio di Madrid, infatti, Napolitano non ha constatato grandi miglioramenti. "Gli indicatori registrano segnali di una ripresa economica che tuttavia appare ancora incerta, non uniforme e complessivamente insufficiente in Europa. Quello che deve farci riflettere è il dato che le imprese in rigorosa crescita e redditività sono quelle che più di altre hanno reagito al contesto negativo puntando sull'innovazione". Un invito quindi a non farsi prendere dal "braccino corto". "In un momento di grave crisi economica serve rigore nelle scelte, ma anche promuovere la ricerca e l'innovazione con l'obiettivo di promuovere un ambiente sociale ed economico favorevole. Proprio le iniziative comuni delle tre fondazioni Cotec sul fronte della competitività e dello sviluppo tecnologico contribuiscono a delineare efficaci politiche di sostegno allo sviluppo dei nostri paesi, soprattutto per quanto riguarda il coinvolgimento delle piccole e medie imprese e il ruolo delle università". E un ruolo fondamentale lo deve avere anche l'Europa unita, considerata da Napolitano "non un sogno ma un imperativo inderogabile". "I cambiamenti nel mondo hanno trasformato il sogno dell'unità europea in una necessità, in un imperativo inderogabile. Siamo chiamati tutti a contribuire alla costruzione di un'Europa più unita, integrata e dinamica che sia in grado di individuare risposte ai problemi comuni di un mondo globalizzato. Per far questo dobbiamo cogliere le potenzialità del Trattato di Lisbona e, in particolare, la prospettiva di uno spazio europeo della ricerca che integri le politiche nazionali e superi ogni ostacolo alla libera circolazione dei ricercatori e delle conoscenze".

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