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Furbi? Fino a un certo punto. Oltre i 3 milioni vai in galera

Giro di vite per chi non paga. Se l'evasione sfora la soglia si aprono le porte del carcere

Andrea Tempestini
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Subito in carcere chi evade più di tre milioni di euro e obbligo di specificare nella dichiarazione dei redditi con quali banche si hanno rapporti. L'ultima versione della manovra, presentata ieri in Commissione Bilancio al Senato, contiene, come previsto, un giro di vite anti-evasione, come era negli auspici della Lega. Il Carroccio, infatti, parla di «manovra migliorata», mentre i ritocchi dell'esecutivo non soddisfano gli enti locali, né Confindustria, né l'opposizione. Ma il governo è sicuro: questo provvedimento porterà un totale di 1,1 miliardi di euro nel triennio. In particolare, è il tema della custodia cautelare in carcere per gli evasori sopra i tre milioni a sollevare una serie di polemiche e di quesiti. Se a evadere per oltre tre milioni è una società, infatti, rischia la galera un qualunque consigliere di amministrazione? Pare proprio di sì perché, per legge, c'è la responsabilità oggettiva. Ma così è stato deciso: per i reati fiscali «qualora l'imposta evasa o non versata sia superiore a 3 milioni di euro non trova applicazione l'istituto della sospensione condizionale della pena» prevista dall'articolo 163 del codice penale. Lo attesta l'emendamento firmato dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti e dal relatore del Pdl, Antonio Azzollini, depositato ieri a Palazzo Madama. Nell'emendamento fiscale del governo vengono anche abbassate le soglie di evasione fiscale oltre le quali scatta la reclusione. Nel caso di dichiarazione fraudolenta, per esempio, per la quale è già prevista dalla legge vigente la pena fino alla reclusione da un anno e sei mesi a sei anni, la soglia di imposta evasa, oltre la quale scattano le manette, passa da 150 milioni delle vecchie lire a 30mila euro. La soglia di base imponibile sottratta alle tasse passa dai 3 miliardi delle vecchie lire a 1 milione di euro, per le pene fino alla reclusione. Così via fino alla non applicazione dell'istituto della sospensione condizionale della pena, sia essa detentiva o pecuniaria, nel caso di evasione oltre i 3 milioni. I termini di prescrizione per i reati fiscali «sono elevati di un terzo» e gli sconti sulle pene nel caso di conciliazione mediante pagamento passano dalla metà ad un terzo. C'è da dire che a metà mattina il discorso era ancora abbastanza in alto mare, se è vero che, interpellato sul rischio della prigione per gli evasori, il ministro della Giustizia, Nitto Palma, ha risposto ai cronisti: «Non ne abbiamo parlato, l'ho letto sui giornali, Non sono in grado di darvi una risposta». Bisognava, infatti, quantificare la cifra dell'evasione. Sull'inasprimento delle pene per i furbetti del fisco il Carroccio ha fatto una sua battaglia personale fin dall'inizio dei tavoli tecnici per modificare la manovra. Una battaglia appoggiata, comunque, da tutto l'esecutivo. Anche perché, a ben guardare, in molti Paesi esteri il carcere per chi froda lo Stato è operativo da tempo (senza parlare della pena di morte in Cina abolita solo lo scorso febbraio). In Italia, invece, tra i vip finiti dentro si ricorda il mese di reclusione che si fece il premio Oscar Sofia Loren nel 1982. L'attrice, che nel frattempo si era trasferita in Svizzera, si consegnò spontaneamente alle autorità  del carcere femminile di Caserta per chiudere una lunga querelle con il fisco italiano. Valentino Rossi e Alberto Tomba hanno patteggiato. Diego Armando Maradona, invece, sarebbe ancora debitore. di Brunella Bolloli

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