Cerca
Logo
Cerca
+

Passera ammette: l'Italia messa peggio del previsto

Il ministro dello Sviluppo Economico: il Paese è in crisi nera, ma ha la capacità di uscrine. L'emergenza è il credito alle imrpese

Lucia Esposito
  • a
  • a
  • a

«La situazione è anche peggio di quello che ci aspettavamo. L'Italia è in recessione» ma ha «la capacità di uscirne» perché senza crescita «anche gli altri obiettivi del governo sono irraggiungibili». La premessa del ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera -  intervenuto ad un seminario del  Centro Studi di Confindustria - sarebbe già sufficiente. Ma l'ex banchiere elenca uno ad uno tutti i problemi del Paese, a cominciare proprio dal lavoro: «Se sommiamo il disagio degli inoccupati, quelli che neanche più cercano un lavoro, dei lavoratori in Cig e del grande mondo dei sottoccupati ci rendiamo conto che una quota molto grande della nostra società oggi ha gravi problemi legati al lavoro». Insomma, «affrontare i temi dell'occupazione è fondamentale». Ma per rilanciare il lavoro bisognerebbe iniettare liquidità nelle imprese. E qui saltano fuori altri due problemi: le norme europee che “strozzano” le banche e i crediti non pagati dallo Stato alle imprese. «L'emergenza di oggi si chiama credito», scandisce Passera che fino al 15 novembre scorso era al vertice di BancaIntesa. E poi  con «l'impennata dei rendimenti dei titoli di Stato e la necessità di rafforzare la patrimonializzazione degli istituti bancari, «prendono una botta pazzesca, e le risorse per il credito diminuiscono non per cattiveria ma per una oggettiva indisponibilità». Però un primo segnale in questo senso è stato già dato: «Con 20 miliardi sul Fondo di garanzia». Sul ritardo cronico nei pagamenti alle imprese Passera alza le mani il ministro e ammette candidamente che si tratta di un «tema drammatico». Anche perché «nessuno sa quanto è; ma tra pubblico e privato non andiamo lontano dai 100 miliardi». Poi il ministro di volata è approdato a Montecitorio per un'audizione  parlamentare. Come se non bastasse prima o poi «dovremo adottare la direttiva Ue sui pagamenti in tempi brevi che impegna pubblico e privato». Direttiva che prevede un limite di 30 giorni per saldare e multe salate per i ritardi. Credito bloccato, ritardi nei pagamenti ma anche liberalizzazioni annunciate e poi abortite. Lo stop and go del decreto “Salva Italia” su taxi, farmaci e altre posizioni di rendita è esploso in Parlamento. Però Passera anche ieri ha assicurato che «lo porteremo in fondo», nonostante «quelli che si sono messi di traverso». E qualche segnale sulle iniziative future arrivano direttamente da Palazzo Chigi: «Ci saranno nuovi provvedimenti per la crescita», ha annunciato il presidente del Consiglio, Mario Monti, indicando in piena conferenza stampa che «il ministro Passera sta alacremente lavorando». Di buono c'è che - nelle ristrettezze di bilancio - il governo ora può contare su un maggior gettito fiscale. Ieri il Tesoro ha certificato che «nel periodo gennaio-ottobre 2011 le entrate tributarie erariali si sono attestate a 310.645 milioni di euro (+4.508 milioni di euro) in crescita tendenziale dell'1,5%».  Incremento dato, in parte, dal boom dei giochi. La raccolta complessiva stimata per quest'anno sarà di oltre 76,1 miliardi di euro (+ 23,9% rispetto al 2010). Di certo l'Erario incasserà 9,2 miliardi, vale a dire un 5,7% in più rispetto agli 8,7 miliardi del 2010. Lotterie e gratta e vinci a parte, il gettito in aumento è dato soprattutto dai continui ritocchi del prelievo delle ultime manovre. Secondo l'analisi del Centro studi di viale dell'Astronomia la pressione fiscale in Italia raggiungerà livelli record: «Tra 2 anni quella effettiva, che esclude il sommerso, supererà abbondantemente il 54%». E il lavoro? A fine 2013 «ci saranno 800mila persone occupate in meno rispetto all'inizio del 2008». Insomma il tasso di disoccupazione potrà raggiungere «velocemente» il 9% nel 2013. E se è vero che «il pareggio di bilancio è a portata di mano», in futuro le famiglie “tireranno la cinghia”. Del resto lo dice anche la Bce che rivede al ribasso le stime sul Pil: in Eurolandia crescerà tra l'1,5 e l'1,7% nel 2011, tra il -0,4 e l'1% nel 2012 e tra lo 0,3 e il 2,3% nel 2013. Rispetto alle proiezioni di settembre, l'intervallo per il 2011 risulta infatti «più ristretto, mentre quello per il 2012 è stato modificato al ribasso in misura significativa» (tre mesi fa la forchetta era fra 0,4% e 2,2%). di Antonio Castro

Dai blog