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Diciamo: forza Monti.Almeno per un giorno

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Il Prof smette i panni dello scolaretto e bacchetta tedeschi e francesi: sono i primi ad aver violato le regole. Un cambio di rotta che, in attesa dei fatti, applaudiamo

Andrea Tempestini
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Ieri chiudevamo il nostro articolo chiedendoci se, al vertice di giovedì,  il sobrio Monti avrà il coraggio di battere i pugni sul tavolo. Come ha scritto Der Spiegel e come sanno gli analisti finanziari di mezzo mondo, la Germania ha tutto da perdere dalla fine dell'Euro o dall'uscita dell'Italia dalla moneta unica. Dunque Angela Merkel, più che di ferro, è una cancelliera di latta e per svelarne le debolezze ci sarebbe bisogno di un presidente del Consiglio italiano che non fosse di panna montata. Per questo ci interrogavamo, girando la domanda anche ai lettori: il capo del governo dopodomani a Bruxelles si rivelerà d'acciaio o di pasta frolla? Ora, noi siamo a conoscenza che l'ex preside della Bocconi prestato a Palazzo Chigi patisce Libero e la sua ruvida franchezza, ma non essendo persone presuntuose, che si montano la testa,  preferiamo credere che ieri il premier non abbia letto l'articolo in cui lo invitavamo a dimostrare di possedere gli attributi. Sta di fatto che, secondo quanto rivelato dal sito online dell'Unità - il quotidiano che fu di Gramsci e ora non si sa più di chi sia - Monti, in vista del vertice, si sarebbe lasciato sfuggire una promessa:  se la Germania non dà via libera agli eurobond, mi dimetto.  Una minaccia che ha immediatamente elettrizzato gli animi di alcuni deputati di centrodestra come Massimo Corsaro, i quali non potendone più della quaresima imposta  dall'attuale governo sarebbero disposti perfino ad iscriversi a Forza Merkel pur di liberarsi del sobrio  professore. Al contrario, noi che dell'attuale esecutivo siamo stati fieri oppositori fin dall'inizio, avendone contestato dal primo giorno le scelte di politica economica, a cominciare dalle tasse sulla casa per finire con i  prelievi sui risparmi degli italiani, oggi non ce la sentiamo di sparare sul rettore. Anzi, fino a giovedì intendiamo concedergli fiducia, augurandoci che la frase riportata dal giornale post comunista non sia frutto di una momentanea crisi di nervi, ma sia la reale intenzione del presidente del Consiglio. Dobbiamo dire che, oltre all'indiscrezione dell'Unità, qualche altra dichiarazione rilasciata da Monti durante la giornata di ieri ci induce a ben sperare e a ritenere che davvero, per una volta, il premier non abbia intenzione di presentarsi al cospetto dei partner europei come uno scolaretto in ritardo con gli studi, atteggiamento infelice che contraddistinse il suo primo esordio da capo del governo italiano. Durante l'incontro avvenuto ieri alla Camera, il professore ha sostenuto di essere pronto a trattare a oltranza, se necessario, rimanendo nella capitale belga fino a domenica. «Sono un po' stufo come europeo di sentire che la crisi dell'eurozona sia sempre parte dell'agenda del G8 e del G20», ha detto ai deputati, lasciando capire che fino ad oggi tutti gli incontri sono stati inutili e quello di domani non si può concludere con un pugno di mosche. Che il tono sia un po' cambiato rispetto alla condiscendenza dei primi tempi nei confronti di Sarkozy e Merkel, lo si evince anche da alcune altre frasi pronunciate durante l'intervento a Montecitorio, quando il premier ha rivendicato il ruolo dell'Italia, dicendo che il nostro Paese non deve avere nessun complesso d'inferiorità. «Noi rispettiamo le regole e se non le rispettiamo siamo consapevoli che ciò può essere sanzionato. Ma ricordiamoci che i principali protagonisti della più grande e prima violazione delle regole, che ha portato con sé una serie distruttiva di comportamenti e imitazioni, furono Francia e Germania». Insomma, il premier ha tirato fuori la grinta (trattandosi di Monti, la sobrietà ci impone di non usare  termini  più espliciti), ricordando ai cugini con puzza sotto il naso, ma soprattutto ai crucchi, che all'inizio degli anni Duemila furono loro a non rispettare i parametri di Maastricht, in base ai quali il rapporto deficit-Pil  non poteva eccedere oltre il 3 per cento. I kapò dell'Euro all'epoca si presentarono invece con la coda tra le gambe e un dato del 4,5,  sforamento che avrebbe dovuto essere sanzionato con una pesante multa. Che invece non ci fu, perché Giulio Tremonti salvò Parigi e Berlino, concedendo agli alleati un allentamento del vincolo. Ma i furbi, una volta graziati, se ne sono dimenticati e ora non sono disposti a concedere agli altri ciò che è stato concesso a loro. Anche ieri, con una buona dose di arroganza, la signora dei crucchi ha giurato che gli eurobond non passeranno fino a quando lei sarà alla guida della Germania. A questo punto, noi ci auguriamo che Monti non faccia un passo indietro e tenga fede alle promesse. Vada avanti e dimostri di non avere soggezione della cancelliera. E per un giorno promettiamo di gridare: Forza Monti. Su, caro premier, siamo certi che lei non ci deluderà. O battendo la Germania o facendo le valigie. di Maurizio Belpietro

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