L'editoriale

Noi lo manteniamo e Fini ci scrocca anche le vacanze

Giulio Bucchi

  di Maurizio Belpietro Come avevamo previsto, Gianfranco Fini non ha risposto alla nostra domanda di ieri, rifiutandosi di dire chi paghi il conto per le nove camere che la sua scorta ha riservato da luglio a settembre inoltrato in un elegante albergo di Orbetello, località turistica in cui la famiglia del leader di Fli trascorre le vacanze. Il presidente della Camera è convinto che un’istituzione sia al di sopra di tutto e dunque non debba rispondere alle domande dei giornalisti e, soprattutto, non debba rendere conto all’opinione pubblica di ciò che la riguarda. Che questo sia il convincimento dell’ormai ex capo della destra italiana è cosa nota, in quanto fu la stessa tecnica adottata nel passato quando si trattò di spiegare come e perché un appartamento donato ad Alleanza nazionale per la prosecuzione «della battaglia contro la sinistra» fosse finito nella disponibilità del cognato di Fini, il quale lo usava per fare una vita all’insegna di donne e motori nel Principato di Monaco. Anche allora, di fronte alle richieste di chiarimento formulate dai giornali, Libero fra i primi, il presidente della Camera adottò la linea del silenzio, come un re che non deve rendere conto ai sudditi di quel che fa. Per settimane, davanti alle sollecitazioni dei cronisti, egli si limitò ad alzare le spalle, minacciando querele ai più insistenti. Alla fine, messo alle strette dai troppi elementi che riguardavano la casa di Montecarlo e gli imbarazzanti affari della famiglia, il leader di Fli si prestò a scrivere una lettera. Poche righe che non spiegavano nulla della vicenda, la quale rimase dai contorni nebulosi fino a quando non fu chiaro che l’appartamento era stato svenduto ai danni di Alleanza nazionale e il compratore era in famiglia. Allora Gianfri, evitando di sottoporsi a un’intervista vera e propria, piagnucolò in un video la sua estraneità ai fatti, giurando d’essere pronto a farsi da parte qualora ci fosse la prova inoppugnabile che la svendita era stata a vantaggio del cognato. La storia si sa com’è finita: anche di fronte ai documenti, il presidente della Camera ha fatto finta di niente, rimanendo attaccato alla poltrona in attesa che passasse la buriana. La tecnica usata ieri, dopo la pubblicazione del nostro articolo, ci pare la stessa. L’importante è tacere, fingere che nulla sia accaduto e che nessuno si sia posto degli interrogativi, anzi, che nessuno li abbia posti al presidente della Camera, cioè a un’istituzione al servizio degli italiani e come tale obbligata a rispondere agli italiani. Ignorare è l’imperativo, sperando che oltre a Libero nessun’altra testata si occupi della vicenda. Una tecnica che fa affidamento sull’omertà dei giornali, operazione in cui certi uffici stampa sono maestri. Ma qui, rispetto alla vicenda di Montecarlo, c’è una differenza. Allora la casa era un bene di Alleanza nazionale, donato per «la giusta battaglia» da una nobildonna a un partito, cioè a un’associazione privata. Certo, lo scandalo e l’indignazione di tanti militanti di destra fu enorme, ma la faccenda fu confinata dalla giustizia e anche dalla stampa nelle cose che riguardano un gruppo ristretto di persone, non la collettività. In questo caso, cioè nelle stanze occupate a Orbetello per oltre due mesi da 9 agenti di scorta, il partito non c’entra. Qui non paga Futuro e libertà, che non ha il becco di un quattrino. Qui gli 80 mila euro di fattura per camere che porrebbero essere state occupate qualche weekend o poco più rischiano di essere a carico dei contribuenti. È per questo che da ieri chiediamo a Fini di farci sapere chi paga. I soldi sono i suoi o sono dei contribuenti? La questione, come capirete, non è di poco conto perché, nel momento in cui agli italiani si chiedono sacrifici, sapere che c’è un signore il quale,  solo per trascorrere qualche giorno al mare, scarica sulle spalle della collettività un costo di 80 mila euro è cosa che fa girare i cosiddetti. Tenete presente poi che alla cifra dell’alloggio si somma quella del vitto e, sicuramente, gli straordinari degli agenti comandati a vigilare sull’incolumità del presidente della Camera. Insomma, se a pagare è lo Stato, la vacanza di Fini rischia di costare un botto agli italiani. Si aggiunga a questo la notizia scovata dal nostro Franco Bechis, il quale, facendo i conti sugli emolumenti delle varie cariche dello Stato, ha calcolato che il leader di Fli è il politico più pagato d’Italia. Per presiedere le sedute a Montecitorio ed essere circondato da un codazzo di camerieri, egli prende uno stipendio con i fiocchi, circa 15 mila euro. È con quelli, con i soldi che gli italiani gli garantiscono ogni mese, anche quando la Camera è chiusa come in questi giorni, che Fini paga le vacanze della sua scorta? Oppure, come sospettiamo, a saldare la fattura sarà l’amministrazione pubblica, iscrivendola tra le esigenze di servizio e di rappresentanza della terza carica dello Stato? Sappiamo che Fini farà tutto quanto gli è possibile per non svelarci il mistero, ma noi non ci arrenderemo facilmente. Da oggi in poi, ogni giorno lavoreremo per sapere chi paga gli 80 mila euro, se tocca a noi o a lui. Stia tranquillo il presidente della Camera: noi non molleremo. E con noi i contribuenti italiani. I quali hanno diritto di sapere quanto gli costa davvero il sovrano della Casta.