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Gli islamici ci ringraziano così

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Assalti alle ambasciate, morti e feriti: i musulmani attaccano l'occidente. Ma è anche colpa nostra che abbiamo sostenuto le loro pseudorivoluzioni

Eliana Giusto
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di Maurizio Belpietro   I peggiori nemici dell'Occidente non sono gli islamici che assaltano le sedi diplomatiche occidentali e le danno alle fiamme. I peggiori nemici dell'Occidente sono gli stessi occidentali o, meglio, quei governi, forze politiche e intellettuali che applicano le proprie teorie e i propri principi all'islam, senza rendersi conto che nel mondo musulmano sono inapplicabili. Ciò che sta accadendo in Libia, Tunisia, Egitto, Libano, Yemen, Sudan e India è il frutto di un enorme errore di valutazione, il risultato di una straordinaria ingenuità. Quando scoppiarono le primavere arabe, quando cioè la piazza si ribellò ai despoti che da decenni governavano Tunisia, Egitto, Libia, Yemen e Siria, i governi occidentali, sostenuti da partiti e stampa, le guardarono con benevolenza. Dalla Rivoluzione francese in poi le élite culturali europee, ma non solo, partecipano a ogni sollevazione di popolo con grande trasporto e per quelle mediorientali non hanno fatto differenza. Così, senza dichiararlo  ma senza neppure nasconderlo, alcuni Paesi  hanno sostenuto, finanziato e addirittura armato la folla pronta a rovesciare il tiranno. E quando, nonostante le armi, le milizie non sono riuscite a mettere fine alla dittatura, come è accaduto in Libia, gli stessi Paesi sono intervenuti in forza, mandando aerei, navi ed esperti militari pur di ottenere l'abbattimento di quel regime. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un tragico errore di prospettiva. Dopo aver armato fino ai denti gli straccioni, ora quegli stessi straccioni se li ritrovano contro. Le primavere arabe in quei territori non hanno portato la democrazia, i diritti, la tolleranza, come immaginavano capi di Stato ed editorialisti. Hanno portato solo il caos, il fondamentalismo e l'intolleranza, come scrivevamo in pochi. A dei regimi se ne sono sostituiti altri, apparentemente meno feroci, ma forse, proprio per questo, molto più pericolosi, in quanto incapaci di controllare una situazione pronta a esploderci in mano. L'assassinio pianificato dell'ambasciatore americano, l'assalto alle ambasciate, ai fast food e a qualsiasi cosa rappresenti un simbolo dell'Occidente, non importa se statunitense o svizzero, sono il fallimento della politica degli Usa e dell'Europa nel Medioriente. Purtroppo l'ennesimo. Già, perché non è la prima volta che l'Occidente compie questo sbaglio. Accadde anche molti anni fa, quando il cuore degli intellettuali e dei politici occidentali palpitò per la rivoluzione di  Khomeini. Agli occhi frettolosi e pieni di ideologia di giornalisti e scrittori l'ayatollah rappresentava il bene e lo Scià il male. Come è andata a finire si sa. In Iran fu instaurata una repubblica islamica e le schegge impazzite di quella finta rivoluzione democratica hanno appiccato incendi in tutta la regione, finanziando e armando vari movimenti terroristici, che hanno esportato il jihad anche in casa nostra. Un abbaglio ripetuto successivamente in Afghanistan, quando, dopo la ritirata dell'Armata rossa, molti esultarono pensando che finalmente quel lontano Paese fosse stato liberato dall'oppressione sovietica. Le armi che gli americani avevano consegnato in abbondanza ai talebani perché combattessero i russi, invece alla fine furono rivolte contro gli stessi americani e l'Afghanistan divenne una repubblica islamica tra le più retrograde, dove non solo fu instaurato un regime medioevale, ma addirittura si allevarono le cellule terroristiche che pianificarono e realizzarono la strage delle Twin Towers.  Eppure, ora che l'intero mondo arabo è in fiamme, ancora c'è chi non si rende conto di cosa sia accaduto e pensa che il problema stia tutto in un film blasfemo, che offenderebbe il Profeta. Un film che nessuno ha visto, di cui nessuno sa niente, e per cui svizzeri, tedeschi, inglesi o altri non hanno alcuna responsabilità. La fantomatica pellicola del sedicente Sam Bacile è l'innesco che serviva, ma ciò che sta esplodendo non ha nulla a che fare con l'Innocence of Muslims. La parodia di Maometto non è la causa, ma solo il pretesto. Chi brucia i simboli dell'Occidente non ha visto il film, ma ha molti motivi per avercela con l'Europa e l'America. Basti dire che tra gli assaltatori dell'ambasciata libica non c'erano fedeli inferociti per gli insulti alla loro religione, ma detenuti usciti dalle carceri di Gheddafi, dove il Colonnello li aveva rinchiusi per il collegamento con organizzazioni terroristiche. Per fermare le bande armate, non serve dunque chiedere scusa per una colpa che non si ha, serve altro. Prima cosa fra tutte, rendersi conto degli errori commessi ed evitare di compierne altri.    

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