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Pd, ideologia, piazza: l'Arrampicatore ha rottamato tutto

Maurizio Belpietro
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Non è il Pd e nemmeno il Pdn, ovvero Partito della nazione, come annunciato da Renzi. No, quello che si è visto ieri a Firenze è il Pdus, che però non è una variante del Pdup nato e morto negli anni Settanta, ma è il Partito di uno solo, dove l'uno è ovviamente il presidente del Consiglio. La nuova formazione che avanza è modellata su di lui e infatti rappresenta alla perfezione le contraddizioni del premier. Il quale è di sinistra ma rompe con la sinistra, si atteggia a liberale ma tassa da statalista, sostiene di essere democratico ma la democrazia la interpreta in un modo originale decidendo da solo. Ricordate: per anni ci hanno fatto la testa grande con la storia del partito azienda, adesso l'azienda si chiama Matteo Renzi. Altro che partito personale, qui non c'è il partito, c'è la persona e basta. Dopo aver rottamato i vecchi dirigenti, il premier rottama tutto, al punto da organizzare una rimpatriata di finanzieri e manager in riva all'Arno proprio nel giorno in cui a Roma la Cgil organizza una rimpatriata di pensionati in piazza. È lo strappo finale, la rottura di una cinghia di trasmissione che ha funzionato per quasi settant'anni, con la quale partito e sindacato si tenevano uniti e rappresentavano la stessa cosa, tanto che le battaglie del primo erano condivise dal secondo. Adesso invece sulle note di «Bella ciao» si consuma l'addio, con la Camusso che avrebbe voluto cantare «Bello ciao», per segnare ancor meglio la distanza. Leggi l'editoriale di Maurizio Belpietro su Libero in edicola oggi 26 ottobre o acquista una copia digitale del quotidiano

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