L'editoriale

Strategia del buonsenso per mettere ko Bersani

Lucia Esposito

  Maurizio Belpietro Spiace dirlo, ma nel botta e risposta tra Matteo Renzi e Giorgio Napolitano, è il sindaco di Firenze ad aver ragione. Il capo dello Stato ovviamente fa il capo dello Stato e difende le sue scelte, comprese quelle sbagliate come la costituzione di un comitato di saggi che hanno il compito di riflettere sulla situazione politica. La casa brucia, il Paese va in malora, non c’è verso di mettere in sella uno straccio di governo che governi, ma i facilitatori riflettono.  I disoccupati aumentano, le imprese calano e a quelle poche che restano Mario Monti  non è in grado di pagare il dovuto, tuttavia ci sono dieci signori che, al chiuso di una stanza, lavorano alla soluzione del rebus di governo. Ora, si può essere di destra o di sinistra, forcaioli o garantisti, moderati o estremisti, ma è difficile dar torto al Rottamatore quando dice che si sta perdendo tempo e occorre una decisione, anzi un governo. Stiamo andando alla deriva, ma gli esperti incaricati del caso invece di mettersi a remare per portarci in porto, discutono se sia meglio usare i remi, le vele o il motore e chi fra i membri dell’equipaggio debba tenere il timone. È evidente che stiamo perdendo tempo. E se vi fosse alcun dubbio ha contribuito a fugarlo il più anziano dei facilitatori, quel Valerio Onida che fu presidente della Corte Costituzionale e oltre ad essere stato scelto da Napolitano per partecipare alla commissione di saggi è anche uno dei candidati alla sostituzione del capo dello Stato. Interpellato da una finta Margherita Hack istruita da quegli agenti provocatori che rispondono ai nomi di Giuseppe Cruciani e David Parenzo,  Onida ai microfoni della «Zanzara», su Radio 24, ha detto ciò che tutti pensano e cioè che i facilitatori sono inutili e non faciliteranno un bel niente se non il passare dei giorni. Per l’ex giudice costituzionale, i consulenti del Quirinale servono a gettare un po’ di fumo negli occhi dell’opinione pubblica, in attesa che il Parlamento si decida ad eleggere un altro presidente della Repubblica che abbia il potere di sciogliere le Camere. Onida è pessimista anche sulla legge elettorale, che loro, i saggi, proveranno a scrivere, ma poi toccherà ai partiti decidere quale sia la formula migliore o, com’è successo nel passato, la peggiore. Le dichiarazioni di Onida, oltre a dar ragione a Renzi, probabilmente creeranno un bel problema alla neonata commissione di superesperti, i quali prima ancora di partire per il viaggio che dovrebbe portarci all’elezione del nuovo presidente della Repubblica hanno già le gomme sgonfie, tanto da apparire inservibili come mezzo di trasporto verso una nuova maggioranza. Le rivelazioni dell’ex giudice costituzionale in quota sinistra ( il quale alla finta Hack ha rivelato di veder bene Giuliano Amato al Quirinale e Berlusconi a riposarsi su una panchina, da pensionato), come detto, hanno dato una gran mano al Rottamatore nel giorno della sua polemica con il Quirinale, ma danno anche una formidabile forza a Renzi nello scontro tutto interno al Pd. Il sindaco di Firenze con le sue parole ha strappato la foglia di fico dietro la quale si ripara Bersani. L’Italia più che di discussioni ha necessità di decisioni e dunque o il segretario del Partito democratico è in grado di fare un governo oppure non ha senso indugiare, meglio le elezioni. Per Renzi l’unica alternativa al voto è l’accordo con il Pdl, a proposito del quale critica la doppiezza del segretario, bocciando la strategia del doppio binario. Già, perché se con Berlusconi ci si può sedere al tavolo delle riforme, regalando al Pdl la presidenza della convenzione che dovrebbe riscrivere la costituzione, non si capisce perché non ci si possa sedere anche per fare un nuovo governo. Frasi di buon senso, ma che dentro un partito che il buon senso lo ha perso da un pezzo per  assecondare gli istinti grillini, hanno avuto l’effetto di una bomba. Un botto che ha fatto tremare i vetri dell’ufficio del compagno segretario, il quale altro che presidente incaricato, sembra sempre più un precario a rischio di perdere ogni incarico, compreso quello di leader della sinistra. Tra renziani e bersaniani volano le pietre e nel mezzo c’è la faccenda del Quirinale, che divide ancor di più di quella del governo. Siccome il candidato segreto di Bersani è Romano Prodi, anche se ormai non è più un segreto per nessuno, mezzo partito è in rivolta e minaccia di non votarlo. Della fronda, oltre ai seguaci del Rottamatore che sul Colle non vogliono insediare un reperto archeologico in servizio permanente dai tempi di Ciriaco De Mita, fanno parte anche i rottamati, tipo D’Alema e Veltroni. Insomma, la gioiosa macchina da guerra che doveva vincere le elezioni si è trasformata una volta perso in una litigiosa macchina da guerra. Il problema è che, fino a quando dentro il Pd non si sarà capito chi comanda, rischiamo di rimanere senza nuovo governo e costretti a tenerci quello attuale. Se non è perder tempo questo, che cosa lo è?