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Pronto il ribaltone rosso

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Pd, Sel e grillini in fuga potrebbero mandare a casa Letta e dare vita a una maggioranza alternativa sbilanciatissima a sinistra. Per il Paese sarebbe un disastro

Matteo Legnani
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di Maurizio Belpietro Potremmo sorridere per quel che sta accadendo dentro il Movimento Cinque Stelle. Potremmo anche dire: «L'avevamo detto», compiacendoci di aver anticipato un fenomeno. Potremmo pure prendere per i fondelli tutti quei commentatori che dopo l'exploit di Grillo si erano precipitati a ossequiare il nuovo leader della politica italiana, trattandolo come lo statista di cui il Paese avrebbe avuto bisogno. Potremmo. Ma non lo faremo. E non perché ciò che sta succedendo fra i «Cittadini» non faccia un po' sorridere, sia per l'improvvisazione della Casaleggio e associati che per la mancanza di preparazione dei nuovi rappresentanti del popolo. E nemmeno perché più degli onorevoli mandati in Parlamento dall'ex comico non facciano ridere certi cantori che si sono subito precipitati ad adularli sulle pagine dei giornali. No. Non lo faremo perché la rapida disgregazione del Movimento di Grillo rischia di essere un pericolo per tutti noi. Ci spieghiamo subito. Il santone di Genova alle ultime elezioni ha preso il 25 per cento e pur non avendo, per effetto della legge elettorale, un quarto dei parlamentari, diciamo che sia alla Camera che al Senato dispone di una nutrita pattuglia. Ciò che conta però in questo caso è quella che si ritrova a Palazzo Madama, perché è fra quei banchi che a Pd e Sel manca una maggioranza per formare il governo. L'avesse avuta, Bersani non si sarebbe mai fatto da parte e non avrebbe mai consentito  la formazione di un governo di larghe intese, così come è tornato  a ribadire ieri con un'intervista al Corriere della Sera. I senatori di Grillo sono in tutto 53 e dopo quelli di Pd e Pdl sono i più numerosi. Ma chi sono questi signori? Che orientamento politico hanno e qual è la loro fedeltà alla linea del capo? La verità è che nessuno è davvero in grado di rispondere, perché nessuno conosce le persone entrate con Grillo in Parlamento. Non li conoscono i cronisti, che stanno cominciando ora ad imparare i nomi e i profili personali dei nuovi inquilini del Palazzo. Non li conoscono gli elettori, i quali non hanno votato Vito Crimi o Roberta Lombardi, di cui - con buona pace di tutte le frottole sulla partecipazione della rete - neppure era nota l'esistenza, ma hanno messo la crocetta su Beppe Grillo. Dire cosa intendano fare e dove intendano andare i senatori pentastellati è perciò molto difficile. Tuttavia, leggendo le loro biografie e ascoltando certi loro discorsi si capisce che pendono più a sinistra che a destra e dunque, se una parte di loro scegliesse di dar vita a una scissione dentro il Movimento Cinque Stelle, la fazione andrebbe a occupare uno spazio fra il Pd e Sel, rafforzando lo schieramento della sinistra in Parlamento. Con ciò che ne consegue: se si sdoganasse un gruppo dei parlamentari grillini, tutti i giochi potrebbero ripartire. Il Pd non avrebbe più alcun bisogno di fare le larghe intese, digerendo il boccone indigesto dell'alleanza con Berlusconi: volendo avrebbe la possibilità di liquidare Letta per dar vita a un governo di sinistra, così come avrebbe voluto Bersani prima di scontrarsi con la dura legge dei numeri. Perciò se il Movimento Cinque Stelle perde i pezzi, il Pd e più in generale la sinistra potrebbero trovare quelli che a loro mancano. I numeri sono chiari. Partito democratico, Sinistra ecologia e libertà, più Sudtirolesi e valdostani arrivano in tutto a quota 127, trentatré in meno di quanti ne servirebbero per un esecutivo monocolore dai riflessi vermigli. Se a questi numeri si somma un pezzo di Scelta civica, che a Palazzo Madama ha 21 senatori, la cifra potrebbe aumentare e dunque per arrivare all'autosufficienza potrebbero bastare una ventina di grillini. Insomma, mentre Letta parla di governo del fare c'è chi sta lavorando per disfare la sua maggioranza e, stando alle voci che ci giungono, ha buone probabilità di riuscirci. A questo punto qualcuno si domanderà perché ci allarmiamo tanto. Avendo criticato l'attuale esecutivo in più di un'occasione, non dovremmo rammaricarci se qualcuno provvede a mandarlo a casa. In realtà, la preoccupazione che ci induce a lanciare l'allarme è semplice. Se il governo Letta non è dei migliori, anzi pare un bello addormentato nel bosco come ha scritto anche il Financial Times, la maggioranza tutta di sinistra che potrebbe subentrargli con l'appoggio dei grillini sarebbe anche peggio. Altro che togliere l'Imu, cancellare  l'aumento dell'Iva e ridurre la pressione fiscale. In breve ci troveremmo più stangati di prima. Cornuti e mazziati. Soprattutto quegli elettori di centrodestra che delusi da Pdl  e Lega si erano illusi che la soluzione fosse Grillo. Pensate un po' la beffa per chi ha creduto ai discorsi anti tasse e anti Casta dell'ex comico. Per scarsa informazione hanno mandato in Parlamento gente più a sinistra di Vendola e ora rischiano di trovarsela al governo a fare da stampella agli ex comunisti. Diteci voi: se non è un pericolo questo, che altro c'è da temere?  

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