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Dopo un Berlusconi ci sarà una Berlusconi

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Se il Cav fosse interdetto dalla politica la figlia Marina sarebbe costretta a scendere in campo. Per salvare il nome sul simbolo e fare le veci del padre

Nicoletta Orlandi Posti
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Non so chi si sia incaricato di lanciare la candidatura di Marina Berlusconi alla guida del Pdl, posso però dire che la primogenita del Cavaliere a tutto pensa tranne che a subentrare al padre nel ruolo di leader del centrodestra. La donna non è priva di talento e lo ha dimostrato in questi anni alla guida della Mondadori, tuttavia credo che oggi più che alla politica pensi all'azienda. Anzi, alle aziende, le quali, essendo in un settore tra i più colpiti dalla crisi, hanno da fare i conti con la più difficile ristrutturazione che si sia mai vista negli ultimi anni. Ciò detto, e quindi escludendo che Marina desideri succedere a Silvio Berlusconi e creare la prima dinastia politica italiana che tramanda il potere di padre in figlio, io non sono affatto convinto che alla fine non ci ritroveremo la presidente di Fininvest ai vertici del Popolo della libertà o come diavolo si chiamerà di qui a qualche mese. Lo so, la mia sembra una contraddizione, ma la prima cosa - ovvero che Marina non voglia debuttare in Parlamento - non nega l'altra e, se i lettori avranno la pazienza di seguire il mio ragionamento, cercherò di dimostrare che entrambe possono coesistere. Allora, andiamo con ordine. Primo punto: la figlia del Cavaliere non intende fare la Cavaliera. Pur difendendo a spada tratta il padre e sostenendolo in tutte le sue battaglie, la presidente di Mondadori non brama per avere un seggio a Montecitorio o a Palazzo Madama. Punto secondo: anche se non vuole scendere in politica, Marina potrebbe essere costretta a farlo. Inutile trincerarsi dietro parole di circostanza: la realtà non può essere nascosta, soprattutto agli elettori. Se non ci sarà un pronunciamento contrario della Corte di Cassazione rispetto alla Corte d'appello, Silvio Berlusconi tra sei mesi potrebbe essere costretto a lasciare il Parlamento e impedito di candidarsi alle prossime elezioni  e di fare politica, perché  sul capo gli pende una condanna che prevede anche l'interdizione dai pubblici uffici. Recluso o no, in casa o a San Vittore, il Cavaliere sarebbe privato della possibilità di essere un leader a tutto tondo. Con ogni probabilità non potrebbe fare comizi in giro per l'Italia, né andare in tv a sostenere le proprie idee ed è quasi certo che sarebbe costretto a non presenziare alle riunioni di partito, soprattutto se la sua libertà personale dipendesse dal magistrato di vigilanza. In pratica, noi avremmo il paradosso di uno dei leader politici più popolari cui è negata la possibilità di incontrare il proprio popolo. Che succederebbe se sciaguratamente i giudici condannassero Berlusconi all'interdizione dei pubblici uffici e lo obbligassero a restare a casa? In questi giorni sono girate varie ipotesi: qualcuno ha parlato del ritorno di Alfano alla guida del centrodestra,  altri di un nuovo incarico per la pitonessa del Pdl, Daniela Santanchè. La mia opinione è che nessuno dei nomi fatti sia quello che ha in testa il Cavaliere, il quale per la sua successione ha in mente un nome solo: il suo. Berlusconi è un uomo che non si arrende anche quando pare alle corde e se qualcuno deve per forza prendere il suo posto quello è lui, o per lo meno lui attraverso Marina. Di sicuro egli non lo direbbe mai e interpellato, anzi, smentirebbe, ma io sono certo che se dovesse mettere qualcuno al proprio posto, il Cavaliere vorrebbe solo la figlia. Innanzitutto perché questo significherebbe poter conservare il cognome nel simbolo sulla scheda elettorale. Berlusconi era prima di un'eventuale condanna e Berlusconi rimarrebbe anche dopo, segnando una continuità. Tutti avrebbero la sensazione di votare ancora lui, anche se per interposta persona. E in pratica sarebbe così. Perché se c'è un modo per il Cavaliere di restare in campo questo passa necessariamente dalla scelta di affidarsi alla primogenita. La quale ha già dimostrato un attaccamento e una lealtà nei confronti del genitore che non sempre si registra, soprattutto in altri casi. Con Marina, Berlusconi continuerebbe a esercitare la sua influenza sulla vita politica italiana. Con lei, pur da recluso in casa, sarebbe il perno attorno cui continuerebbe a ruotare il centrodestra, esattamente come è stato negli ultimi vent'anni. Se la mia ipotesi è giusta, paradossalmente chi pensava di eliminare il Cavaliere per via giudiziaria, ponendolo fuori dalla competizione elettorale con una condanna, avrebbe sbagliato i conti. E di grosso. Perché una sentenza, con conseguente interdizione dei pubblici uffici, dopo il caso Ruby potrebbe perfino far risorgere Berlusconi, facendogli guadagnare voti. Ve lo immaginate lui rinchiuso ad Arcore per una telefonata? Lui ai domiciliari con l'accusa di aver evaso spiccioli pur essendo uno dei primi contribuenti d'Italia? Il provvedimento metterebbe in ridicolo la stessa giustizia, trasformando la sentenza in un boomerang, anzi, nel miglior spot per il centrodestra. «Se lo mettono dentro», mi ha confidato pochi giorni fa un osservatore non sospetto di simpatie berlusconiane, «è la volta che il Cavaliere prende il quaranta per cento». Al che ho pensato: sarebbe il capolavoro di Ilda Boccassini: farlo condannare e di riflesso farlo risorgere. Applausi. di Maurizio Belpietro @BelpietroTweet

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