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Per cacciare la Grecia dall'Europa abbiamo speso centinaia di miliardi

Nel 2010 ne abbiamo stanziati 11 quest'anno 130. E adesso la Germania e la banche dicono che la moneta unica può a meno degli ellenici

Eliana Giusto
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  La torcia olimpica si è spenta durante la cerimonia dell'accensione; al confine con la Macedonia si è abbattuta un'invasione di cavallette; un sondaggio ha rivelato che metà dei poliziotti greci avrebbe votato per il partito nazi-neopagano di Alba d'Oro; un altro sondaggio dice che se si rivotasse adesso la Sinistra Radicale di Syriza sarebbe il primo partito col 23,8%. Mentre ad Atene si spengono tutte le possibilità che nasca un nuovo governo. Se ci aggiungiamo che il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha pure detto che i Paesi dell'eurozona possono  sopportare l'uscita della Grecia dalla moneta unica senza problemi. è la tragedia greca perfetta.  E dire che nel maggio del 2010 l'Unione Europea aveva stanziato per aiutare la Grecia 110 miliardi. Ottanta provenivano dai Paesi comunitari, 5,5 dall'Italia; altri 30 dal Fondo Monetario Internazionale. E poi perché lo scorso febbraio ne abbiamo stanziati altri 130. Per evitare il default certo, perché la Grecia riducesse il suo debito al 120 per cento del PIL da qui al 2020 (oggi è al 160 per cento). Tutto inutile, soldi buttati: il governo che piace all'Europa e alla Germania non arriva, il governo che dice di sì con la testa, Atene non lo vuole più e ora i tedeschi rispondono: «l'Ue va avanti anche senza voi». «Negli ultimi due anni abbiamo imparato molto e abbiamo istituito meccanismi di protezione. L'idea che noi non saremmo nelle condizioni di reagire in tempi brevi a qualcosa di imprevisto è falsa» ha aggiunto Schäuble.  «Noi vogliamo che la Grecia resti nella zona euro», ha spiegato ancora in un'intervista al Rheinische Post, «ma è la Grecia che deve volerlo innanzitutto e che deve osservare i suoi doveri. Noi non possiamo obbligare nessuno». A quello delle Finanze si è poi aggiunto il ministro degli Esteri, Guido Westervelle: «Noi intendiamo mantenere le nostre promesse di aiuto. Ma questo significa che la Grecia deve varare le riforme che abbiamo concordato. Il Fiscal pact è stato deciso Gli accordi tra gli Stati non possono essere invalidati da nuove elezioni. Il futuro della Grecia nell'Eurozona, adesso, è nelle mani della Grecia». D'altronde pure il Presidente della Commissione Europea Barroso va dicendo da qualche giorno che «se un membro del club non rispetta le regole, è meglio che se ne vada dal club». E come se non bastasse il vice-governatore della Riksbank, la banca centrale svedese, ha pure rivelato che i banchieri centrali europei «si è discussa» l'ipotesi che la Grecia esca dall'euro e le sue conseguenze.  Evangelos Venizelos, cui è stato affidato il terzo mandato esplorativo, stamattina ritornerà la palla nelle mani del presidente. E dire che Fotis Kouvelis, il leader della Sinistra Democratica (Dimar), al primo colloquo gli aveva detto di essere disponibile per  un governo di unità nazionale in grado di governare fino alle Europee del 2014. Ma la doccia fredda è arrivata da il leader della Coalizione delle Sinistre (Syriza), Alexis Tsipras, che ha invece respinto l'offerta. «Non possiamo partecipare a un governo che è stato condannato dal popolo greco» ha detto Tsipras al termine dell'incontro. «Il nostro rifiuto»  ha aggiunto «si basa sul fatto che ci chiedono di partecipare a un governo che metterà in atto le rigide misure previste dal Memorandum mentre l'indicazione del popolo scaturita dalle urne è contro il Memorandum». Tsipras ha concluso invitando il leader di Sinistra Democratica, Fotis Kouvelis, a non appoggiare la proposta di coalizione governativa. Ma tanto è inutile, Venizelos ha già deciso: «È stato impossibile raggiungere un accordo con Tsipras e domani rimetterò il mio mandato esplorativo nelle mani del presidente della Repubblica», Da oggi l'unica possibilità di formare un governo di coalizione o di unione nazionale è nelle mani del capo dello Stato, Karolos Papoulias, che nei prossimi giorni (forse lunedì in mattinata) convocherà i leader dei partiti per un ultimo disperato tentativo. In alternativa ci sono le elezioni più anticipate della storia della Grecia. di Maurizio Stefanini  

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