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Caso marò, il mediatore indiano:"Sono ottimista sul loro ritorno"

L'uomo d'affari Sahai spiega: "Il governo centrale ha ammorbidito la sua posizione. E il giudice è stato promosso ad altro incarico..."

Andrea Tempestini
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"Vinod Sahai, ingegnere indiano di Allahabad, vive e lavora in Italia da 44 anni. Ha fatto parte del consiglio di amministrazione di Fiat India ed è managing director della Ambromobiliare Merchant Bank, con sede a Milano. Ma nel caso dei nostri Marò detenuti in India con l'accusa di aver sparato contro una barca di pescatori scambiati per pirati all'arrembaggio della nave cargo sui cui prestavano servizio di difesa, entra in qualità di rappresentante di 220 mila indiani residenti in Italia. Sahai è infatti presidente dell'Indian business forum of India e dell'Associazione indiana del Nord Italia ma è probabilmente anche per la sua influenza di uomo d'affari di spicco che ha potuto avvicinare politici di primo piano e gli stessi giudici che martedì prossimo renderanno pubblico il destino di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. La sua “missione” per conto dei concittadini in Italia, consisteva nel consegnare una petizione per chiedere il rilascio dei due militari perché hanno agito secondo il mandato dell'Esercito italiano: la loro buona fede, insomma, è per Sahai evidente", spiega Antonio Spampinato su Libero in edicola oggi. E Spampinato ha avuto un colloquio con Sahai, il mediatore indiano che nel caso dei marò, che spiega: "Sono ottimista sul loro ritorno". Mentre si avvicina la sentenza, il governo centrale ha ammorbidito la sua posizione. E il giudice è stato promosso ad un altro incarico. "Sono stato ricevuto dal premier -  ha spiegato Sahai - e dai ministro competenti. Ho espresso loro la posizione dei 220mila indiani che vivono in Italia e l'auspicio di una soluzione che tenga conto delle buone relazioni tra i due Paesi". Leggi l'intervista integrale su Libero in edicola domenica 23 settembre

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