Tigri del Tamil pronti
al suicidio di massa
I militanti dell'Esercito di Liberazione delle Tigri Tamil sarebbero pronti ad un suicidio di massa. Lo riferiscono fonti anonime militari cingalesi, citate dalla stampa dello Sri Lanka. I ribelli "stanno abbandonando lentamente" i combattimenti di fronte alle truppe del governo nel nord-est dell'isola, ha detto il portavoce delle forze armate, Udaya Nanayakkara, precisando anche che circa 10mila civili sono riusciti a fuggire dalla zona di guerra. Udaya Nanayakkara ha detto che praticamente "non resta quasi più nessuno" nella minuscola fascia costiera di quattro chilometri quadrati ancora in mano alle Tigri. La guerriglia separatista non ha commentato l'annuncio dell'esercito, ma un sito internet a loro favorevole, Tamilnet.com, riporta la notizia che l'enclave ribelle è ancora avvolta dal fumo degli scontri. È proprio la presenza dei civili nella zona di guerra ad aver attirato le critiche della comunità internazionale contro l'esercito dello Sri Lanka e i ribelli. Il Comitato internazionale della Croce rossa (Icrc) ha parlato di "catastrofe umanitaria inimmaginabile" e il segretario di Stato degli Stati Uniti, Hillary Clinton, si è pronunciato contro un possibile prestito del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) allo Sri Lanka. "Pensiamo che non sia il momento di considerarlo - ha detto Clinton - finché il conflitto non sarà concluso". Chi sono Le Tigri- Le Tigri, il cui nome ufficiale è Tigri per la liberazione del Tamil Eelam (in inglese Liberation Tigers of Tamil Eelam, LTTE), nacquero negli anni Settanta sull'onda della protesta della minoranza etnica tamil (induista e in parte cristiana e musulmana) contro le politiche di discriminazione del governo centrale dello Sri Lanka (espressione della maggioranza cingalese di fede buddhista). Sono una Organizzazione guerrigliera dello Sri Lanka: controllano la parte settentrionale del paese a maggioranza tamil, e in particolare la regione di Jaffna. L'organizzazione, rivolta inizialmente a ottenere il riconoscimento di uguali diritti alla minoranza tamil, adottò la lotta armata e una linea separatista dopo il luglio 1983, ricordato dal gruppo come il “luglio nero”. Tra il 23 e il 28 di quel mese, in risposta all'uccisione di sedici membri dell'esercito dello Sri Lanka da parte delle tigri, sulla comunità si abbatté infatti una vasta ondata di violenze che provocò la morte di diverse migliaia di persone, la devastazione di case e negozi, e la fuoriuscita di decine di migliaia di tamil dal paese. Negli anni Ottanta le Tigri si rafforzarono nella regione di Jaffna, lanciando massicce offensive contro le forze regolari; disseminarono inoltre di cellule di attivisti le maggiori città del paese e in particolare la capitale Colombo, che colpirono con devastanti attentati suicidi. Forti di circa 20.000 combattenti, inizialmente beneficiarono del sostegno dell'India, che persero tuttavia dopo la morte di Rajiv Gahndi (ucciso nel 1991 da una kamikaze tamil). Dal 1987 sono stati numerosi i tentativi di pervenire a un accordo tra le Tigri e le autorità di Colombo. Un'ulteriore iniziativa è stata avviata nel 2002 con il patrocinio della diplomazia norvegese; da allora è stato proclamato un cessate il fuoco (più volte violato) e rappresentanti delle due parti si sono incontrati a più riprese, senza tuttavia pervenire a un accordo definitivo. Le Tigri sono considerate da diversi paesi (e dall'Unione Europea dal 2006) un'organizzazione terroristica.