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La Germania espelle il capo della Cia a Berlino

Andrea Tempestini
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Una nuova guerra fredda. Ci sono gli americani, certo. Ma al posto dei sovietici ecco i tedeschi, che muovono il primo, clamoroso, passo: il governo di Berlino ha chiesto al capo della stazione Cia in Germania di lasciare il Paese dopo la scoperta di due casi di agenti segreti - tedeschi - accusati di essere al servizio di Washington. La notizia è stata annunciata dal portavoce dell'esecutivo di Angela Merkel, Steffen Seibert, che ha riferito che "al rappresentante dei servizi d'intelligence statunitensi all'ambasciata Usa è stato detto di lasciare la Germania". Per inciso, il capo stazione della Cia in Germania è il responsabile di tutte le operazioni di intelligence Usa nel Paese: la sua identità è segreta e nota soltanto alle più alte autorità del Paese ospitante e alle altre agenzie di sicurezza. Il comunicato - Il portavoce ha aggiunto: "Resta indispensabile la cooperazione stretta e basata sulla fiducia con i partner occidentali, in particolare con gli Stati Uniti, nell'interesse della sicurezza dei cittadini e delle forze di sicurezza impegnate all'estero". Il comunicato prosegue: "Ma per questo sono necessarie la fiducia reciproca e la schiettezza. Il governo federale tedesco continua ad essere disponibile e si aspetta lo stesso anche dai partner più stretti". Dure parole, dunque, che introducono lo strappo diplomatico, assolutamente insolito tra alleati Nato. L'arresto - Il caso era emerso lo scorso venerdì, quando era finito in manette un agente tedesco: sotto interrogatorio ha ammesso di aver fornito a Washington documenti e informazioni riservate sull'inchiesta avviata da Berlino sull'Nsa e sul cosiddetto Datagate. Mercoledì si è poi diffusa la notizia che il controspionaggio tedesco starebbe braccando un altro 007 sospettato di essere al soldo degli Stati Uniti. Angela Merkel ha subito definito "grave" la vicenda, e poche ore fa, in conferenza stampa, ha ribadito che "spiare gli alleati è uno spreco di energie, mentre ci sono minacce come quella jihadista e l'Isis". Prima della notizia di oggi, la cancelliera aveva aggiunto: "Con gli Stati Uniti vedo una differenza di principi molto grande rispetto ai compiti dei servizi segreti dopo la guerra fredda. Io credo che di questi tempi, che possono essere molto confusi, molto dipende dalla fiducia tra gli alleati. Maggior fiducia significa anche maggiore sicurezza".

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