Cerca
Cerca
+

Israele: "Un cessate il fuoco non è in agenda". I tank al confine con la Striscia

Nicoletta Orlandi Posti
  • a
  • a
  • a

Non si placano i bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza e nulla, al momento, lascia sperare in un cessate il fuoco nonostante gli appelli dell'Onu e di tutti i leader mondiali. Nel terzo giorno l'offensiva israeliana ha causato un centinaio di morti tra cui molti bambini. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, aprendo una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza, ha lanciato un appello per una tregua tra israeliani e palestinesi, sottolineando che "una volta ancora, i civili palestinesi sono stretti tra l'irresponsabilità di Hamas e la risposta dura di Israele". Ban ha condannato il lancio di razzi da parte di Hamas e la Jihad Islamica contro Israele, definendo al contempo "intollerabile l'uso eccessivo della forza" che "mette in pericolo le vite dei civil". "La preoccupazione primaria" è la sicurezza e il benessere dei civili, ha ricordato il segretario generale. "Attacco continuo" - Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, però, ha fatto sapere però che un cessate il fuoco "non è in agenda" e il suo ministro della Difesa, Moshe Yaalon, ha avvertito che i raid proseguiranno: "Continueremo ad attaccare Hamas e le altre organizzazioni terroristiche sistematicamente e finché ne varrà la pena. Non tollereremo alcun altro razzo contro le nostre comunità e i nostri cittadini". Nel frattempo, i tank di Tel Aviv sono schierati lungo il confine della Striscia di Gaza, e sono pronti ad intraprendere l'offensiva di terra. Da parte sua Hamas, mentre conta altri sei morti tra i palestinesi a causa di due raid aerei israeliani di questa notte, si dice "pronto a combattere per mesi", aggiungendo che un cessate il fuoco dovrà comportare la rimozione del blocco di Gaza e la liberazione dei detenuti arrestati il mese scorso. Pronto l'attacco via terra - Intanto l'offensiva via terra si avvicina. Tank israeliani sono pronti al confine e con una serie di sms il governo di Tel Aviv ha intimato a 100mila coloni residenti nel nord della Striscia, a Beit Lahiya, Beit Hanoun e Abasan al-Saghira, di lasciare le proprie case. 

Dai blog