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Bruxelles, attacco al Lambrusco: l'Unione Europea lo vuole liberalizzare

Andrea Tempestini
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Arriva da Bruxelles l'attacco al Lambrusco: alla commissione Agricoltura dell'Unione Europea c'è infatti chi sta lavorando per liberalizzare la sua produzione. Ossia produrlo - sarebbe meglio dire riprodurlo - in altri Paesi Ue. Questo perché, come per altri noti vini italiani - il Lambrusco non ha un riferimento geografico, come invece il Prosecco in Veneto, su cui la Ue non può intervenire per liberalizzare i vitigni. Grande ovviamente la preoccupazione in Emilia-Romagna per quel che potrebbe accadere se non si corre ai ripari. «È vero che il Lambrusco non è di per sè una denominazione geografica» spiega Simona Caselli, assessore regionale all'agricoltura, «ma da sempre è identificato con varietà che hanno un preciso riferimento territoriale: Sorbara, Santa Croce, Castelvetro, nel Modenese, Montericco nel Reggiano. Non è un particolare di poco conto, ma la riprova che stiamo parlando di una famiglia di vitigni tipici dell'Emilia e di una parte del mantovano. So che il ministero delle Politiche agricole sta seguendo la vicenda e che già ha espresso propria contrarietà alla proposta Ue di rivedere l'attuale regolamento che tutela i vini Dop e Igp». Pronto alla battaglia anche il sindaco di Scandiano, Alessio Mammi: «Faremo tutto il possibile per il Lambrusco: è il vino italiano più esportato nel mondo, con 400 milioni di bottiglie all'anno e un ricavo di 500 milioni di euro».

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