"Il padre può avere rapporti con la figlia"Lo dice la massima autorità religiosa della Turchia
Nel mondo civile, non c' è bisogno di chiedere all' imam se è normale che un padre provi desiderio sessuale per la figlia. Si va dallo psichiatra. In Turchia, invece, Paese tuttora candidato all' ingresso nell' Unione europea, si presenta una richiesta al Direzione degli Affari religiosi che, dopo aver studiato a fondo la questione alla luce di quanto affermano il Corano e la Sunna, emette una fatwa, cioè un parere giuridico. Venerdì, sul sito del Diyanet, la massima autorità religiosa turca, i cui vertici sono nominati direttamente dal governo, è stata pubblicata la risposta alla domanda posta da un utente anonimo: «Un padre che provi desiderio sessuale nei confronti della propria figlia adottiva o della figliastra, infrange il vincolo del proprio matrimonio?». L' esperto della sharia di turno quel giorno preferisce non sbilanciarsi e sentenzia online che non si può asserire che vi sia un divieto al riguardo. Ci si deve muovere con circospezione su temi così delicati visto che fra l' altro, spiega, vi sono opinioni divergenti nelle varie scuole giuridiche. La scuola hanafita, sempre in base alla spiegazione fornita dal Diyanet, ritiene proibite le manifestazioni di affetto dettate da desideri morbosi tra padre e figliastra. Nella fatwa viene specificato che, «in ogni caso le figlie devono avere più di nove anni». Tutto nasce dal matrimonio fra Maometto e una bambina di sei anni, consumato quando lei ne aveva appena nove. Se il profeta è un esempio da imitare, non c' è motivo di consigliare comportamenti diversi dai suoi. Del resto, in un hadith riportato dalla tradizione islamica, un certo Gabir, figlio di 'Abd Allah, racconta che aveva appena preso moglie «quando l' inviato di Dio - Iddio lo benedica e gli dia eterna salute - mi domandò: "Chi hai sposato?". "Ho sposato una donna che ha già avuto dei rapporti". "Che cosa ti è venuto in mente?» disse. «Non preferisci forse le ragazzine e le loro carezze?» In un' altra versione, il responso è formulato in modo leggermente diverso: «Ma non era meglio una giovanetta con la quale giocare e che giocasse con te?» Insomma, si dovrebbero preferire le minorenni a un matrimonio con una donna non illibata. Se fosse una sentenza dell' Isis, non ci si sorprenderebbe più. Ma che un' istituzione finanziata con i fondi dello Stato indirizzi i suoi cittadini verso la pedofilia incestuosa provoca sconcerto nella parte laica della Turchia e causa un' enorme ondata di protesta sui social network. Il Consiglio per gli affari religiosi, ha chiuso la propria pagina internet «per manutenzione» e ha respinto al mittente ogni singola accusa, asserendo che la fatwa sia stata distorta nel suo significato, attraverso «giochi di parole e trucchi mistificatori». La marcia indietro non convince nessuno, anche perché dal comunicato ufficiale emerge una presa di distanze soltanto parziale, nella quale si afferma che «le opinioni nel testo che mancano di saggezza e di morale non possono essere attribuite all' Alto consiglio degli Affari religiosi e alla Direzione», senza specificare a quali punti ci si riferisca. Piuttosto di parlar chiaro, il ministro della Giustizia Bekir Bozdag grida al complotto e accusa le strutture dello «Stato parallelo». Alcune associazioni femministe organizzano una manifestazione di protesta ad Ankara, davanti alla sede del Diyanet ma finiscono subito in carcere, come usa da quelle parti. È una democrazia per modo di dire, quella dove anche i diritti umani sono ostaggi del governo che copre le peggiori nefandezze. In Europa, l' unica reazione allo scandalo della Diyanet è un imbarazzato silenzio. A metà dicembre il premier turco Ahmet Davutoglu è stato ricevuto a Bruxelles con tutti gli onori. Nessuno gli ha chiesto conto del supporto militare, logistico e finanziario al Califfato. Non si vogliono incrinare i rapporti con il presidente della Repubblica Recep Tayyp Erdogan, per timore che spedisca altre decine di migliaia di clandestini nel territorio comunitario. In fondo, poco più di un mese fa ha ricevuto dall' Unione europea un «pizzo» da tre miliardi di euro per evitare di aprire i campi profughi. Se poi qualcuno dovesse scoprire che invece sono stati girati ai professionisti della fatwa, c' è addirittura il rischio di essere considerati complici di chi tratta le proprie figlie come odalische. di Andrea Morigi