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"Psicosi minacciosa": Andreas Lubitz era in cura, ecco la terrificante diagnosi

Alessandra Menzani
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"Psicosi minacciosa". E' questa la diagnosi di uno dei medici a cui si era rivolto Andreas Lubitz, il copilota della Germanwings responsabile dello schianto del volo Barcellona-Dusseldorf sulle Alpi francesi dieci mesi fa. Lo rivelano i primi elementi dell'inchiesta sul disastro, citati dai media francesi. Secondo i rapporti medici e le e-mail scambiate con uno psichiatra, il 10 marzo 2015, due settimane prima della caduta dell'A320, Lubitzscrisse al suo medico che era esausto, in quanto passava la notte senza dormire, "al massimo due ore di sonno, ma accadeva ormai raramente". A preoccuparlo erano i suoi problemi di vista. Nelle ultime settimane, un velo gli ostacolava la vista, mentre degli aloni si formavano la notte intorno a dei punti luminosi, riporta Le Parisien, spiegando che Lubitz aveva paura di diventare cieco, cosa che lo avrebbe costretto abbandonare il suo sogno d'infanzia. Il 27enne si rivolge quindi a degli esperti: ne vede trenta tra gennaio e marzo. Ma i medici non capiscono la causa dei suoi sintomi, finché si rendono conto che i problemi trovano origine nella sua testa. Già nel 2009 Lubitz era caduto in una grave depressione, dalla quale era uscito grazie alla psicoterapia. Ma cinque anni dopo, in un colloquio con uno psichiatra dice di sentirsi "a disagio e incompreso", chiede "con urgenza qualcosa che mi aiuti a dormire", e spiega che "se non avessi questa cosa agli occhi andrebbe tutto bene". I medici stabiliscono che il giovane soffriva di "psicosi minacciosa", uno stato mentale che porta due differenti dottori a prescrivergli dei giorni di sospensione dal lavoro, uno dei quali copriva anche il giorno dello schianto. Certificati che gli investigatori trovano poi a casa, strappati e mai consegnati al suo datore di lavoro, Germanwings. La sua ultima visita medica risale al 20 marzo e mostra dei miglioramenti: Lubitz dorme un po 'meglio, sembra sereno. Alle domande sulla sua vita privata, risponde di avere un buon rapporto con i suoi genitori, i suoi amici e la fidanzata. Quattro giorni dopo, si suicida contro le montagne dell'Alta Provenza con l'Airbus 320 carico di altre 149 vite.

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