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L'alleanza con i terroristi islamici. Putin conferma: "Che cosa voglio"

Andrea Tempestini
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La Russia, dopo le guerre di 1979 e 1989, torna in Afghanistan. L'uomo chiave della missione di Mosca in un territorio ostile è Zamir Nabiyevich Kabulov, ex agente del Kgb, fedelissimo di Vladimir Putin, uno dei pochissimi stranieri ad aver incontrato il Mullah Omar, una ventina di anni fa e per uno scambio di prigionieri. Putin, in Afghanistan, ricalca la strategia che copre in Siria: occupare gli spazi lasciati liberi dalle incertezze dell'Occidente. Due gli obiettivi: frenare l'avanzata dell'Isis e manomettere le operazioni di Usa e Nato. Ed in questo contesto, dove l'obiettivo primario è fermare lo Stato Islamico, come sottolinea il Corriere della Sera anche i talebani, per i russi, sono un alleato: considerano infatti l'Isis un nemico. Fantasie? No, la conferma arriva da Mosca: "I loro interessi - spiega il Cremlino - coincidono con i nostri. Abbiamo aperto dei canali per scambiare informazioni". Una sorta di patto col Diavolo, quello di Putin, pronto a una sinergia circoscritta con i talebani pur di far fuori le squadracce Isis del sedicente Califfo al-Baghdadi.

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