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Amazzonia, 59 persone

in ostaggio degli indigeni

Albina Perri
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Cinquantanove persone, tra cui 38 poliziotti peruviani, sono tenute in ostaggio dagli indigeni che ieri si sono scontrati con la polizia di Lima in una provincia dell'area amazzonica di Bagua. L'allarme arriva dai media locali che hanno riferito che durante lo scontro sono morte 34 persone, tra indigeni e agenti della sicurezza, e più di cento sono rimaste ferite. «Spero che da parte degli indigeni ci sia capacità di dialogo e che gli eventi di ieri non si aggravino», ha dichiarato il ministro degli interni, Mercedes Cabanillas, «gli indigeni non potranno dare la responsabilità dei fatti al governo». La protesta degli indigeni contro lo sfruttamento da parte dei gruppi transnazionali delle risorse amazzoniche (tra cui, petrolio, gas naturale e legname) va avanti ormai da settimane e ha portato alla sospensione delle attività di gruppi quali Petroperù e l'argentina Pluspetrol. Gli scontri di ieri tra le forze dell'ordine e circa cinquemila indigeni è avvenuto in uno snodo stradale, a un migliaio di chilometri a nord di Lima, chiamato 'Curva del Diavolò. Secondo Alberto Pizango, leader dell'Aidesep (principale organizzazione indigena), la strage di ieri rappresenta «un genocidio» del quale è responsabile anche il presidente, Alan Garcia, come hanno d'altra parte detto numerosi rappresentanti dell'opposizione, tra i quali il leader del Partito nazionalista ed ex candidato presidenziale, Ollanta Humala

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