La rivolta

Tunisia, clima di tensione dopo uccisione leader opposizione laica. Voli cancellati dalla compagnia di bandiera

Francesca Canelli

Freddato da una serie di colpi di pistola fuori della porta di casa. Mohamed Brahmi, leader politico dell'opposizione laica in Tunisia, era considerato un nemico dal partito islamista di Ennahda. Indicato dai familiari e da alcuni esponenti politici come mandante dell'omicidio, il partito si difende, definendo l'uccisione “una catastrofe per la Tunisia” e affermando che i suoi autori vogliono la “guerra civile”. Tutti i voli della compagnia di bandiera Tunisair sono stati cancellati per lo scipero di tutti i sindacati tunisini, in rivolta contro il governo. Brahmi faceva parte del Fronte Popolare nazionalista, il cui ex leader  Chokri Belaid, fu ucciso nello stesso modo lo scorso 6 febbraio. Per la morte di Belaid sono indagati alcuni salafiti legati alla Lega per la protezione della rivoluzione, formazione spesso violenta e talora accostata all'esecutivo. Le rivolte - Intanto in tutto il paese si accendono violente rivolte. La più grave a Sfax, nel sud del paese, in cui gli agenti hanno usato manganelli e gas lacrimogeni contro i manifestanti. Nella capitale, Tunisi, i manifestanti hanno poi affrontato la polizia nella centralissima avenue Bourghiba, al grido di "abbasso il partito dei Fratelli (musulmani)" e "abbasso i torturatori del popolo".  La primavera araba - Si parla di primavera araba o rivoluzione araba per descrivere i movimenti anti-islamisti che dal 2010 si muovono all'interno delle regioni del Medio Oriente e del Nord Africa. A torto o a ragione, gli scontri a Tunisi seguono la delicata situazione egiziana. E proprio oggi, venerdì 26, l' Egitto scende in piazza. "Tutti in piazza per legittimare la lotta al terrorismo", incita il capo dell'esercito, il generale Abdel Fattah al-Sisi. Il ministro egiziano e capo delle Forze Armate ha poi aggiunto: "Voglio che gli egiziani mostrino al mondo che hanno forza di volontá e potere decisionale. Se qualcuno ricorrerà alla violenza e al terrorismo, l'esercito e la polizia avranno il mandato per affrontare questa situazione". Legittimare l'operato delle forze armate, quindi, e combattere le proteste dei manifestanti pro-Morsi. A inizio mese il presidente egiziano Mohamed Morsi, il primo democraticamente eletto, è stato deposto in un golpe organizzato dai militari, che invocavano un governo di conciliazione. Morsi sotto scacco - Intanto l'ex presidente egiziano è stato posto in custodia cautelare per 15 giorni con l'accusa di avere cospirato con Hamas per evadere dal carcere durante la rivolta anti-Mubarak. Lo ha riferito l'agenzia di stampa Mena, specificando che il procuratore dello Stato ha già interrogato Morsi, deposto il 3 luglio scorso dalle forze armate, presentandogli le prove. Gli inquirenti vogliono accertare la sua presunta collaborazione con il movimento palestinese negli attacchi a stazioni di polizia e a prigioni, che permisero a islamisti e altri prigionieri politici di evadere durante le rivolte che portarono alla caduta di Hosni Mubarak. Tra le accuse rivolte a Morsi anche il rapimento di poliziotti e di ufficiali, l'evasione da penitenziari, la distruzione di quello di Wadi el Natroun, dal quale lo stesso Morsi fuggì subito dopo la rivoluzione del 2011 e la distruzione dei registri dei detenuti.