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Strage Las Vegas, il killer suicida prima dell'arrivo della polizia. L'Isis rivendica: "Un nostro soldato convertito"

Benedetta Vitetta
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Emergono nuovi e inquietanti dettagli sulla vita di Stephen Paddock, il killer di Las Vegas che domenica sera dal 32esimo piano del Mandalay Bay Hotel, attorno alle 22 (ora locale), ha fatto fuoco sulle 40mila persone che stavano assistendo al concerto del cantante country, Jason Aldean. Il killer - che ha ucciso 58 persone ferendone oltre 500 - era arrivato nella stanza al 32esimo dell'hotel lo scorso 28 settembre con un vero e proprio arsenale: 10 fucili. Che ha nascosto per giorni. Inoltre Paddock, si apprende, pare essersi suicidato prima dell'irruzione della polizia nella stanza d'albergo. Il killer - nato il 9 aprile del 1953 - viveva insieme alla compagna attualmente ricercata - Marilou Danley - a Mesquite dal giugno 2016. In precedenza, dal 2011 al 2016, aveva vissuto a Reno, sempre in Nevada, mentre dal 2013 al 2015 a Melbourne in Florida. Paddock non aveva precedenti penali, a parte alcune violazioni stradali minori e una causa intentata nei confronti di un casinò nel 2014.  E negli ultimissimi minuti, a rendere ancor più inquietante e misteriose la vicenda, è arrivata la rivendicazione dell'Isis, tramite l'organo ufficiale di propaganda del califfato, l'agenzia Amaq: i tagliagole affermano che Paddock fosse un loro soldato, e per provarlo spiegano che si era convertito mesi fa all'islam. Ad ora, però, non sono emersi legami con gruppi estremisti dell'autore della strage, tanto che in precedenza la polizia statunitense aveva escluso qualsiasi legame col terrorismo. La rivendicazione, dunque, è tutta da verificare, anche se ad oggi, Amaq, non ha mai provato ad attribuirsi attacchi che non avessero alcun tipo di legame col jihadismo.

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