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Strage a Las Vegas, sospetto sull'Isis: perché ha rivendicato il massacro al concerto

Eliana Giusto
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Almeno 59 morti e oltre 500 feriti. È questo il bilancio della sparatoria avvenuta a Las Vegas, dove un uomo di 64 anni, identificato come Stephen Paddock, ha aperto il fuoco dal 32esimo piano dell'hotel Mandalay Bay sulla folla che assisteva a un concerto country all'aperto. Secondo la ricostruzione fornita dallo sceriffo della contea di Clark, Joseph Lombardo, il killer si è ucciso prima del blitz della polizia nella stanza dalla quale sparava e dove è stato trovato un arsenale di almeno 10 fucili. Ancora nessuna indicazione sul movente, ma lo sceriffo ha chiarito che non sembra si tratti di un atto terroristico. Per l'Fbi, "non è stata trovata alcuna connessione con l'Isis" e la Cia invita a non "saltare a delle conclusioni" prima che i fatti vengano verificati. Eppure l'Isis ha rivendicato l'attentato tramite la sua agenzia di stampa Amaq e sostiene che il killer si fosse convertito all'islam qualche mese fa. Aveva anche cambiato il suo nome in Abu Abd al-Bar al-Amerik. Quale la verità? Come sottolinea anche La Stampa, la rivendicazione dello Stato islamico o è vera e allora dobbiamo aspettarci che gli organi ufficiali del califfato, Al-Furqan in testa, nei prossimi giorni forniscano elementi concreti, oppure più probabilmente, cerca di appropriarsi della strage per convincere altri lupi solitari a colpire in Occidente.  

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