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Corea del Nord, la drastica soluzione di Donald Trump: "Ogni opzione è sul tavolo"

Andrea Tempestini
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L'era della pazienza strategica con la Corea del Nord è finita ed è arrivato il momento di esercitare pressione massima su Pyongyang. La Corea del Nord è stata al centro dell'incontro bilaterale tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e del primo ministro giapponese, Shinzo Abe, oggi - lunedì 6 novembre - a Tokyo. Trump è da domenica in Giappone, prima tappa del lungo viaggio asiatico del presidente Usa, che lo vedrà successivamente in Corea del Sud, Cina, Vietnam e Filippine, prima del rientro negli Usa, il 14 novembre prossimo. "L'era della pazienza strategica degli Stati Uniti è finita", ha dichiarato Trump e gli Usa sono al fianco del Giappone contro le "pericolose aggressioni" nord-coreane. "Tutte le opzioni sono sul tavolo", ha poi ribadito il presidente Usa, usando un'espressione che prende in considerazione anche il ricorso all'opzione militare. L'intesa con Tokyo passa anche attraverso l'acquisto di "enormi quantitativi" di armamenti made in Usa, "i migliori al mondo". L'acquisto, già annunciato in precedenza, sarà una misura per riequilibrare il deficit commerciale statunitense nei confronti del Giappone, a detta di Trump, e significherà sia "molti posti di lavoro per noi e molta sicurezza per il Giappone" sia un aumento della capacità di Tokyo di contenere la minaccia missilistica di Pyongyang. Abe ha sottolineato che "se necessario", il Giappone potrà decidere intercettare i missili nord-coreani: un'affermazione che non è piaciuta a Pechino, che tramite il suo Ministero degli Esteri è tornata a chiedere di ridurre le tensioni nella penisola coreana e di tornare al dialogo. Il coinvolgimento della Cina nel contenimento di Pyongyang è stato uno dei punti toccati da Abe, che ha sottolineato che tra Tokyo e Washington c'è "un'intesa completa" contro la minaccia nucleare e missilistica di Pyongyang, un'affermazione che riecheggia l'impegno espresso dallo stesso Trump al fianco del Giappone dopo il primo sorvolo di un missile balistico nord-coreano sopra lo spazio aereo dell'isola di Hokkaido, il 29 agosto scorso. Nella giornata di oggi, Trump ha anche incontrato i familiari delle persone sequestrate da agenti nord-coreani e ancora in mano al regime di Pyongyang tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, rapite per insegnare la lingua e la cultura giapponese alle spie nord-coreane. "Credo che sarebbe un segnale straordinario se Kim Jong-un li riconsegnasse. Penso che sarebbe l'inizio di qualcosa di speciale", ha detto Trump. "Vedremo cosa accadrà", ha poi aggiunto il presidente Usa. Trump, che oggi ha incontrato anche l'imperatore del Giappone, Akihito, era stato duro nei confronti della Corea del Nord già subito dopo l'atterraggio. Parlando ai soldati della base di Yokota, a ovest di Tokyo, Trump aveva dichiarato che "nessun dittatore, nessun regime o nazione dovrebbe sottostimare la determinazione degli Stati Uniti" nella difesa della libertà e del suo popolo. Dalle pagine del Rodong Sinmun, il maggiore quotidiano del regime di Kim Jong-un, era arrivata la replica alle parole del presidente Usa. "Commenti stupidi", quelli di Trump, secondo il giornale di Pyongyang, che ha anche minacciato una "punizione senza pietà" se gli Usa agiranno in maniera sconsiderata. La giornata di oggi è stata segnata anche dalla strage in una chiesa in Texas, che ha provocato almeno 26 vittime e che è stato definita da Trump "raccapricciante" e "un atto malvagio", compiuto da un uomo "con problemi mentali". Nell'incontro con il presidente Usa, Abe ha espresso le proprie condoglianze per le vittime della sparatoria. I rapporti commerciali con il Giappone hanno scandito soprattutto gli incontri di questa mattina di Trump, con la comunità imprenditoriale statunitense e giapponese alla sede dell'Ambasciata Usa. Quello con il Giappone non è un commercio "libero e aperto", ha detto Trump: gli Usa vogliono riequilibrare il disavanzo commerciale con Tokyo, che a fine 2016, secondo i calcoli del Dipartimento del Tesoro Usa, era attorno ai 69 miliardi di dollari. "Dobbiamo fare di più. Gli Stati Uniti hanno subito un enorme deficit commerciale a favore del Giappone per molti, molti anni". Trump ha anche difeso l'uscita degli Usa dalla Trans-Pacific Partnership, l'alleanza commerciale con altre undici economie dell'Asia-Pacifico, una delle sue prime mosse da presidente degli Stati Uniti. "Il Tpp non era la risposta giusta", ha detto Trump. "Avremo scambi molto maggiori nel modo in cui stiamo facendo ora e si creerà una situazione molto meno complessa". Gli Usa, ha poi dichiarato Trump nella conferenza stampa pomeridiana con Abe, "sono impegnati a migliorare la relazione economica con il Giappone", aggiungendo l'auspicio di vedere aumentare la quota di automobili made in Usa vendute nel Paese asiatico. Il commento forse più duro, però, sul piano commerciale, Trump lo ha riservato alla Cina nel corso della conferenza stampa congiunta con Abe nel primo pomeriggio di oggi. La relazione con il presidente cinese, Xi Jinping, è "eccellente", come l'ha definita lui stesso, ma il rapporto commerciale tra Cina e Stati Uniti è ancora profondamente squilibrato e gli Usa sono pronti a "un'azione molto, molto forte" e "molto presto" nei confronti della Cina sul commercio, ha dichiarato Trump. Gli Usa, ha aggiunto Trump in un riferimento indiretto a Pechino, sono stati trattati "molto ingiustamente" sul piano commerciale. Trump sarà in Cina, terza tappa della missione asiatica, a partire da mercoledì prossimo: a Pechino incontrerà Xi, e proprio la Corea del Nord e il deficit commerciale Usa rispetto alla Cina saranno tra gli argomenti principali di conversazione. Alla fine del 2016, secondo le stime del Dipartimento del Tesoro Usa, il deficit commerciale Usa rispetto alla Cina era di 347 miliardi di dollari: una cifra "enorme", come l'ha definita lo stesso Trump, che a Pechino, da Xi, cercherà una soluzione per ridurre.

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