Ribaltoni

Adolf Hilter, la docu-serie che sostiene che sia morto in Paraguay nel 1971

Andrea Tempestini

«Hitler è morto in Paraguay il 3 febbraio 1971». La storia la scrive chi l’ha vinta. Ne sa qualcosa il giornalista argentino Abel Basti, 61 anni e ascendenza italiana, autore di libri d’inchiesta quali Bariloche Nazi, Hitler en Argentina, El Exilio de Hitler, pubblicato in Italia da Eden Edizioni. Basti ha speso buona parte della vita professionale a dipanare la matassa di connivenze e coperture, dall’Argentina alla Colombia al Paraguay al Cile,che hanno permesso a centinaia di nazisti di scomparire, o quasi. «È un puzzle di cui abbiamo, ormai, quasi tutte le tessere». Ora sta lavorando ad una docu-serie: «Un documentario, suffragato da testi, documenti e foto in cui riveliamo che il Paraguay è stata l’ultima tappa della vita di Hitler. La ricostruzione dei passaggi da uno Stato all’altro è stata un rompicapo. Con il passare del tempo le maglie dell’omertà si sono allentate. Si comprende anche in quali circostanze sia stato possibile quanto accaduto». Il corpo del Führer, spiega il giornalista, è in una cripta in Paraguay, sotto un hotel di Asunción, murata dopo una cerimonia cui avrebbero partecipato una trentina di fedelissimi. Secondo Basti il Paraguay di Stroessner, dittatore dal 1954 al 1989, è stata una nazione benevola nei confronti dei nazisti. Parole sue: «Noi uruguaiani siamo molto umani... perché non Hitler... un esercito sconfitto, perseguitato in tutto il mondo... il mio amico, il generale Perón, mi chiese una cosa... naturalmente accettai». Già nell’agosto 1945 il capo dell’FBI, Hoover, ricevette un rapporto del funzionario Edward Tomm. Il Dipartimento della Guerra degli Stati Uniti era in possesso di verificate informazioni sulla presenza di Hitler in Argentina. Il giornalista, infatti, ci raccontò in una intervista, pubblicata nel gennaio 2008, la complicità del leader giustizialista argentino Perón, ammiratore di Mussolini, il flusso di denaro dalla Germania all’Argentina, le proprietà agricole tedesche, le basi degli U-Boote riforniti da navi argentine, i punti di approdo, sbarcati equipaggio, passeggeri e materiali come oro, uranio, valuta straniera. Le coordinate degli autoaffondamenti. La baia di Los Loros, in Patagonia, ad esempio. Nessuno lo smentì. Arrivarono a decine, trasferendo un tesoro per la protezione dei papaveri con la svastica, con un occhio al Quarto Reich. La protezione garantita da Perón, fino al colpo di stato che lo destituì nel 1955, fu totale. La recente decrittazione di file CIA e FBI sulla fuga di Hitler, ha dato la stura al vaso di Pandora d’ogni complotto. History Channel su queste vicende ha già prodotto la docu-serie Hunting Hitler. Durante la conferenza di Potsdam del luglio 1945, Stalin aveva sottolineato al presidente Truman che Hitler era fuggito «in Spagna o in Argentina». Chiarisce Basti: «Il frammento di cranio conservato per mezzo secolo al Museo della Guerra di Mosca», avevo chiesto alle autorità russe di esaminarlo ma la risposta fu preceduta dai risultati di un’analisi sul DNA completata in quei giorni, nel 2006, «è di una donna di circa trent’anni… Dato confermato da test incontrovertibili della Harvard University». Churchill disse che la guerra era stata vinta perché gli americani avevano messo i soldi, l’Inghilterra il tempo e l’Unione Sovietica, i morti. Se quel cadavere più basso di alcuni centimetri di Hitler fosse stato quello «vero», i russi l’avrebbero fatto sparire dopo 20 milioni di vittime? di Donatello Bellomo