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Germania, i tedeschi e la nostalgia canaglia per Hitler: torna la libertà si svastica

Gino Coala
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D' ora in poi in Germania sparare sui nazisti al computer non sarà più considerato apologia di nazismo. Sì: il concetto suona un po' astruso. Ma tant' è. Insomma, può il regista anche più fervidamente antinazista fare un film sulla Seconda Guerra Mondiale in Europa senza mostrare neanche una svastica? Leggi anche: Salvini come Hitler, in centro a Milano il poster dell'orrore: chi lo ha firmato Diciamo che sarebbe altrettanto complicato che fare un film sulle foibe senza mostrare neanche una falce e martello, o un film sull' Isis senza mostrare neanche una bandiera nera? In teoria si potrebbe pure, ma è ovvio che si tratterebbe di un' operazione complicata. Quindi, al cinema, al teatro e in tv la licenza è ammessa anche in Germania, che per certi foschi trascorsi della sua storia nazionale sul tema è particolarmente sensibile. Ma finora non era possibile nel mondo dei videogames, che ormai hanno probabilmente più cultori che non i residui frequentatori di sale teatrali e cinematografiche. Senonché, essendo i nazisti tra i cattivi «ideali» proprio i simboli del Terzo Reich sono tra i più gettonati in cui giochi di guerra o sparattutto, in cui il giocatore deve riempire l' avversario di piombo virtuale. E il paradosso era questo: una misura pensata per contenere gli apologeti di Adolf Hitler e del suo regime finiva per inibire proprio coloro che nello sparare - sia pure per finta - contro SS e Wehrmacht più si esaltavano. Inoltre ci rimetteva quella stessa globalizzazione che anche nei videogames impone l' uniformità dei mercati, globalizzazione di cui la Germania di Angela Merkel vuole essere sempre uno dei massimi protagonisti. PAROLA TABÙ Addirittura la legge era così radicale che il nazismo non era citato neppure per vietarlo. Il riferimento era semplicemente: «vietato riprodurre simboli anche vagamente riconducibili a organizzazioni incostituzionali». E vittima ne era in particolare la saga di Wolfenstein: una storia che inizia nel marzo 1943, quando mentre sta combattendo contro le forze di Rommel in Nordafrica l' agente dell' Ufficio di Azioni Segrete ed ex-capitano dei Rangers Usa William «B.J. » Non solo Wolfenstein II era stato ripulito da tutte le svastiche, ma perfino a Adolf Hitler erano stati tolti i baffi per renderlo meno simile alla controparte reale. Insomma, più demenziale ancora della trama. Ma da ieri la Usk, il sistema di "rating" dei giochi tedeschi, potrà classificare i titoli con questo tipo di contenuti per un pubblico esclusivamente maggiorenne, evitando censure di sorta. FORMA D' ARTE Insomma, anche i videogiochi rientreranno in quel comma 86 del codice penale tedesco, che permette l' utilizzo di simboli nazisti per motivi artistici e di ricostruzione storica nelle opere artistiche. Così si potrà ora sparare addosso a Hitler con tanto di baffetti senza timore di essere giudicati per ciò "nazisti"! Commenta Felix Falk, Direttore Generale dell' organismo dell' industria tedesca dei videogame "Game": «un passo importante. Abbiamo a lungo fatto campagna per il riconoscimento della parità dei videogame nel discorso sociale, senza eccezione». di Maurizio Stefanini

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