Brexit, speaker dice no a nuovo voto su accordo
Londra, 21 ott. (Adnkronos) - Lo speaker della Camera dei Comuni, John Bercow, ha deciso di non consentire che oggi si voti sull'accordo per la Brexit negoziato dal premier Boris Johnson, come invece chiesto dal governo. Bercow ha fatto appello al regolamento parlamentare, che impedisce che nell'ambito della stessa sessione si voti un provvedimento già precedentemente sottoposto al vaglio dei Comuni, a meno che il testo e le circostanze non abbiano subito "significative" modifiche. L'accordo sulla Brexit era già stato presentato al voto dei Comuni sabato, ma la maggioranza dei deputati, approvando l'emendamento Letwin, ne aveva rimandato l'esame a una fase successiva. Vale a dire, dopo che i Comuni avranno approvato tutta la legislazione che implementa l'accordo, il 'Withdrawal Agreement Bill'. "Siamo molto delusi che lo speaker ci abbia negato la possibilità di rispettare la volontà del popolo. La gente vuole che la Brexit si faccia". Così il portavoce del premier Boris Johnson. Stamattina il ministro per la Brexit Steve Barclay aveva confermato che il governo avrebbe presentato oggi alla Camera dei Comuni il 'Withdrawal Agreement Bill' (Wab), la legge che incardina nell'ordinamento britannico i termini dell'accordo negoziato dal premier Johnson con Bruxelles. "Questa è la possibilità di uscire dalla Ue con un accordo il 31 ottobre. Se il Parlamento vuole rispettare il referendum, allora deve appoggiare la legge". Ma a dettare i tempi dei lavori parlamentari è stato Bercow che ha deciso di non accogliere la richiesta del governo di un nuovo voto sull'accordo di divorzio con la Ue, dopo che sabato lo stesso esecutivo aveva rinunciato al voto, dopo l'approvazione dell'emendamento Letwin. L'emendamento, approvato con una maggioranza di 16 voti, prevede che l'accordo sulla Brexit venga votato solamente 'dopo' l'approvazione di tutta la relativa legislazione, vale a dire il 'Withdrawal Agreement Bill'. Il timore del governo è che le opposizioni e i ribelli tories, i cosiddetti 'remainers', presentino una serie di emendamenti alla legge, tra i quali la richiesta di un referendum confermativo sulla Brexit e quella di una permanenza di tutto il Regno Unito nell'unione doganale europea. A quel punto, la data del 31 ottobre inseguita da Johnson si allontanerebbe definitivamente, portando a un'estensione dell'articolo 50 e ad un rinvio dell'uscita dalla Ue. UE - Intanto la Commissione europea ha confermato che sono in corso le consultazioni tra i 27 leader della Ue sulla richiesta di rinvio presentata, 'obtorto collo', dal premier britannico Boris Johnson. "Il presidente Tusk sta consultando i 27 leader Ue su questo, ed è soprattutto al Regno Unito che spetta spiegare i prossimi passi. Da parte nostra, naturalmente, seguiamo gli eventi in corso queta settimana a Londra molto attentamente", ha riferito la portavoce Mina Andreeva durante il consueto briefing con la stampa. Da parte della Ue, ha aggiunto, "il processo di ratifica è stato avviato". Il capo negoziatore della Ue, Michel Barnier, ha riferito "ieri" agli ambasciatori dei Paesi Ue e "oggi pomeriggio" a Strasburgo farà lo stesso con la commissione sulla Brexit dell'Europarlamento e con il Collegio dei commissari. BERLINO - Una breve estensione della data limite per la Brexit resta una possibilità nel caso in cui il parlamento britannico accolga l'accordo con Bruxelles, ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas: "Non escluderei una breve proroga tecnica, se ci sono problemi in Gran Bretagna con i passi della ratifica", ha dichiarato parlando a Berlino. Maas non si è espresso su quanto avverrebbe nell'eventualità invece che l'accordo fosse respinto da parlamento britannico ma non ha voluto categoricamente escludere un'ulteriore estensione della data oltre il 31 ottobre. "Se ci sarà un'ulteriore proroga nell'insieme, questo dovrà essere valutato all'interno dell'Unione Europea".