Cina

Coronavirus, Oliviero Diliberto da Wuhan: "Tutta la verità sul laboratorio di armi chimiche"

Davide Locano

Oliviero Diliberto in questi giorni è impegnato a Roma, ma non vede l' ora di tornare a Wuhan. «Città infinitamente più pulita della nostra Capitale», mette subito in chiaro. Nella metropoli della Cina centrale da cui è partito il mortale Coronavirus, l' ex ministro della Giustizia è di casa da anni perché le sue competenze in campo giuridico ed accademico sono tali che, diradata l' attività politica, il segretario del fu Partito dei Comunisti italiani è tornato a insegnare Diritto Romano e ha trovato proprio a Wuhan tanti giovani cinesi desiderosi di apprendere da lui. Da preside della Facoltà di Giurisprudenza alla Sapienza, il compagno Oliviero è stato anche designato a capo dell' istituto universitario italo-cinese di Wuhan inaugurato dopo la visita a Roma del presidente Xi Jinping in occasione dell' adesione italiana alla Nuova Via della seta, un' iniziativa nata al fine di cementare la cooperazione tra i due Paesi in campo culturale e scientifico, e per Diliberto, da sempre fan del Dragone, quasi una seconda vita. Ecco perché adesso soffre di non poter andare presto dai suoi studenti. «Manco da novembre e sarei dovuto tornare ai primi di febbraio, ma non mi fanno partire», dice mentre si prepara a fare gli onori di casa, stasera, al convegno "La Sapienza chiede scusa. Leggi razziali, la scuola e l'accademia: riflessioni e testimonianze", in cui interverrà, tra gli altri, la senatrice a vita Liliana Segre. La prima domanda sorge spontanea: ha imparato il cinese o tiene le lezioni in inglese? «No, alla mia età sarebbe stato troppo faticoso. Se fosse stato trent' anni fa mi sarei messo di sicuro a studiare il cinese. Sono orgoglioso di affermare che gli studenti laggiù hanno imparato l' italiano. E del resto alcuni termini del Diritto sono in latino, non potrei non citare il Corpus Iuris Civilis di Giustiniano, ad esempio. Ci sono libri di testo in cinese con traduzione in latino». Dove insegna? «Sono Chair Professor della prestigiosa Zhongnan University of Economics and Law (Zuel), che è una delle prime 6 università di tutta la Cina, un vero centro di eccellenza. E all' istituto italo-cinese di Wuhan è attivo il primo corso di laurea magistrale della Sapienza in Cina in European Studies, Private comparative Law, in pratica Diritto Privato». Ci parli di Wuhan. «È una città giovane, vivace, interessante. Su 11 milioni di abitanti, un milione sono ragazzi che arrivano anche da lontano per frequentare i corsi in una delle 200 università della metropoli. È attraversata dal Fiume Azzurro e bagnata da 80 laghi. Proprio davanti al campus della mia università c' è lo stadio dove si allena la squadra di calcio della città, il Wuhan Zall, il cui allenatore è stato Ciro Ferrara. C' è fermento». La descrive frizzante e piena di vita, mentre le immagini che vediamo sono di una città fantasma. «Per forza: è isolata. Le università sono chiuse, le lezioni sospese, i locali sbarrati, le attività ferme. C' è una comprensibile paura per un possibile contagio di questo Coronavirus, ma credo che tutte le ipotesi fantasiose che ho letto in questi giorni lascino il tempo che trovano. Bisogna prima aspettare le indagini accurate di chi ha isolato il virus per avere un' idea chiara e prendere le contromisure». All'inizio si è parlato di un primo caso di contagio trasmesso al mercato del pesce, poi smentito. Quindi dei serpenti a tavola... «E perfino del visone, quello delle pellicce, responsabile della trasmissione dell' infezione all' uomo. Ma, senta, io mi sono vissuto anche tutta l' emergenza Sars perché è da vent' anni che vado su e giù dall' Italia alla Cina e le posso dire che il cibo cinese è buono, molto diverso da quello che si mangia nei ristoranti cinesi qui; criminalizzare le usanze di questo popolo è sbagliato e il livello d' igiene a Wuhan è altissimo». È sicuro? Non tutti sono d' accordo. C' è la famosa usanza dei cinesi di sputare spesso per terra... «Vivo a Wuhan una settimana ogni tre mesi e posso mettere la mano sul fuoco in quanto al grado di pulizia della città. Che supera di gran lunga quello di Roma dove, qui sì, gli animali fanno ormai parte del contesto urbano. Ci sono topi, gabbiani, cinghiali, maiali: tutta una fauna che pascola perché i rifiuti non vengono raccolti e ne va della salute». Lo dica alla Raggi. «La situazione è drammatica, sotto gli occhi di tutti, altro che Cina. A Wuhan l' occupazione è la prima cosa per cui ogni cento metri per strada c' è un signore che raccoglie la carta per terra. In Cina tutti devono avere un lavoro e non esisterebbe un disastro pari a quello della Roma di oggi». Eppure, il momento è tragico: tante multinazionali hanno chiuso gli stabilimenti, i voli sono interrotti, l' economia rischia. Cosa dicono i suoi amici cinesi? «Sono in costante contatto con tanti colleghi e amici da Pechino a Wuhan. Soprattutto conosco bene i cinesi: sono di un' efficienza estrema, hanno costruito in sei giorni un ospedale da mille posti, stanno prendendo tutte le misure necessarie per fronteggiare l' emergenza. Sono certo che sapranno risollevarsi più forti di prima». Ha sentito la storia del Coronavirus creato in laboratorio per scopi militari in una presunta guerra batteriologica contro gli Stati Uniti? «Scemenze. Non esistono laboratori a Wuhan di armi chimiche. Ripeto: siamo già passati attraverso la Sars e i complottisti parlano sempre, dicono perfino che la terra è piatta, ma sulla salute non si scherza». di Brunella Bolloli