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Coronavirus, la Cina ha mentito al mondo: Xi Jinping sapeva, clamoroso autogol sulla rivista di partito

Davide Locano
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Ora non è più soltanto un sospetto. La Cina sapeva del coronavirus ben prima di dare l'allarme e avvertire il mondo del rischio-contagio. Emergono ora infatti le parole del presidente Xi Jinping dello scorso 3 febbraio in un discorso ai dirigenti del partito comunista, a cui - come riporta Corriere.it - aveva detto: "Il 7 gennaio, ho dato ordini verbali e istruzioni sulla prevenzione e il contenimento del coronavirus". Le parole sono state pubblicate sulla rivista del partito, Qiushi, che curiosamente significa "cercare la verità". Un clamoroso autogol del regime, che conferma il sospetto che covava tutto il mondo: la Cina ha taciuto perdendo tempo prezioso agli inizi dell'emergenza. Per inciso, il primo caso sospetto di "polmonite misteriosa" era stato registrato a Wuhan all'inizio di dicembre. Un silenzio, dunque, che potrebbe essere ancor più lungo rispetto al 7 gennaio di cui parla Xi Jinping. Leggi anche: Coronavirus, 70 contagi in un solo giorno sulla Diamond Princess La Cina, fino al 20 gennaio, riferiva di 45 casi accertati e di "infezione misteriosa". Il 18 gennaio gli epidemiologi dell'Imperial College di Londra spiegarono che i conti non tornavano: i contagi non potevano essere meno di 1.700, cifra ottenuta da semplici calcoli statistici. Soltanto il 20 gennaio la Cina ammise che la situazione era grave: il coronavirus era già una epidemia, il conteggio ufficiale dava conto di 4 morti e oltre 200 contagiati (cifre da sempre messe in discussione). Eppure, ancora il 20 gennaio la Commissione sanitaria nazionale sosteneva che il coronavirus fosse "prevenibile e contenibile". Per certo, ora, sappiamo che già il 7 gennaio Xi Jinping diede le prime istruzioni per gestire l'emergenza, ben 13 giorni prima dell'allarme generale

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